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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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COMMENTI |
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Contatti: info@sanmarcoargentano-polis.it |
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Partiti partiti |
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30 gennaio 2022 - Il
titolo non è una elementare ripetizione. È, in realtà, una frase semplice,
lineare, essenziale, composta da un soggetto e da un verbo. Basta considerare
che il primo termine è un nome comune e il secondo un evidente participio
passato: benedetta analisi grammaticale! Il senso, tuttavia, lo si può dedurre
lapalissianamente dai molteplici significati del verbo “partire”, che può
voler dire andare via, allontanarsi da un luogo, abbandonare un posto.
Esso, però, assume altri significati traslati se riferito a soggetti e
situazioni particolari così come risulta dall’uso del linguaggio comune.
Quando si dice che uno è “partito” può voler dire che è uscito di
mente, che ha smarrito o abbandonato il senso comune, la logica,
l’equilibrio, la razionalità e persino l’identità e il senso di se stesso. In politica, poiché è questa la chiave
discorsiva, ciascuno sa che cosa sia un partito, da cosa nasce e a che cosa
mira o dovrebbe mirare. È sulla scorta di questa
considerazione che ci sembra di poter dire che lo “stivale” si stia
sfondando… |
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Les jeux sont faits.
Rien ne va plus |
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29 agosto 2021 - E
la roulette inanella vorticosamente giri su giri confondendo lo sguardo degli
astanti, fino a rallentare con lenta ed esasperata gradualità, tenendo sulla
corda le speranze e l’ansia dei giocatori in trepidante attesa. Sarà rosso?
Sarà nero? Pari? Dispari? Sarà quel che sarà. Uno vince e gli altri perdono o
si consolano aspettando il prossimo giro. È questo il gioco. È questo il
casino, con o senza l’accentazione fonica finale, che determina per ironia
l’anima della metafora. Intanto, la “civetta” abbandona le tenebre
e lascia il nido in cui è nata e cresciuta. Si appollaia più in là, dove il
bosco è meno fitto e le prede si intravedono meglio. Era previsto? Può darsi,
ma non secondo questo copione, che pur attenuando le difficoltà predatorie,
non riduce la voracità e l’appetito. “Insieme per San Marco”, titolo vago e
presuntuoso nella forma e nel significato, non ci aveva mai spiegato insieme
con chi volesse fare qualcosa per San Marco. Ora ce lo ha fatto capire. Ha
atteso un po’ di tempo, cioè fino al verificarsi delle condizioni favorevoli,
e poi ha chiaramente svelato le intenzioni: “Con chiunque!” L’importante, in fondo, non era governare la città, ma
riuscire ad esibire con soddisfazione l’ambito trofeo: la testa del
“cavallo”. Perché da un pezzo, ormai, faceva ombra e bisognava toglierlo di
mezzo “per ragioni di etica politica”.
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La politica e il silenzio |
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19 agosto 2021 - Se la politica viaggiasse sul filo del
silenzio, San Marco Argentano farebbe scuola. Purtroppo, però, quando incombe
il silenzio la politica svanisce, evapora, si dilegua. E ne ha ben diritto.
Perché nel silenzio essa non ha ragion d’essere. La politica è discussione,
ragionamento, confronto; essa vive nella comunità e nella comunione, si nutre
di dissenso per la ricerca del consenso, penetra la società per la ricerca
delle vie di sviluppo e di crescita integrale; interroga l’uomo per
sorreggerlo nelle necessità e nei bisogni; traccia le fondamenta per
costruire il nuovo al passo con l’evoluzione dei tempi che scorrono poggiando
sulle spalle delle nuove generazioni. Invece, a quanto pare, il silenzio la
fa da padrone. E ciò non è buon segno. Nel silenzio si rimugina, si cova, si
trama; spesso ci si chiude in se stessi ingravidando il proprio sé fino ad
amplificarne oltre misura le proporzioni e il valore; il silenzio alimenta la
fantasia e l’immaginazione conducendo verso l’astrazione dal mondo reale; il
silenzio porta alla svalutazione, allo svilimento e alla negazione
dell’altro. Il silenzio è il dio dell’omertà e di tutto ciò che essa comporta
e nutre. Il silenzio, in pratica, è la peggiore offesa contro l’anima della
società, come la parola ne è l’esaltazione. … |
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Agosto, cavallo mio non ti
conosco |
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7 agosto 2021 - Chi avrebbe mai pensato, per assurdo,
che un giorno o l’altro mi sarei trovato nelle condizioni di difendere Giulio
Serra? Beh, chi lo avesse fatto avrebbe commesso un errore marchiano, perché
io, infatti, non lo difendo. Lo utilizzo, semmai, per mettere in risalto le
caratteristiche, per niente originali in questi tempi, di chi avendo brillato
per anni di luce riflessa, oggi si convince di essere un astro nascente che
possa tranquillamente orbitare intorno ad una qualunque stella
(paradossalmente anche cadente) per formare un sistema planetario anomalo
quanto effimero. Perdonate la metafora, ma chi per
decenni ha “cavalcato” metafore di ogni genere, tra il bucolico e la
zoofilia, il sacro, il profano e il blasfemo, ricavandone benefici di ordine
elettorale e non solo, oggi non può gettare alle ortiche “mmastu e seddra”,
quanto mai pertinenti nella fattispecie, ed erigersi sul piedistallo della
moralità a basso prezzo, la quale spesso nasconde finalità recondite,
talvolta identificabili in trasparenza. … |
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Io, tu e i social |
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27 luglio
2021 - Non sono un frequentatore assiduo dei “social”, non ne avverto l’esigenza né
faccio dipendere da essi il fatto di esistere. Li immagino come il buco della
serratura al quale mezzo mondo accosta l’occhio per cercare di penetrare nei
fatti non propri, che gli altri non tentano neppure di nascondere, ma che
spesso esibiscono senza pudore. A me capita
di utilizzarne raramente le funzioni unicamente per diffondere, quando ne
ravviso la necessità, qualche scritto che riesca a divulgare alcune mie
riflessioni sulla vita e sulle vicende della comunità nella quale vivo. Capita,
quindi, in queste rare occasioni, di spaziare nell’universo di esternazioni
che vi proliferano attimo dopo attimo ingigantendo il corpo, già di per sé
smisurato, di questa galassia senza luce che ormai abbraccia il pianeta da un
polo all’altro. Si tratta di milioni di cellule disgregate e disordinate che
caratterizzano la mostruosità di questo organismo immateriale che, quasi come
per un processo di mitosi organica, cresce a dismisura un giorno dopo
l’altro. … |
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Un pugno
in una carezza (ovvero “Un calcio in culo”) |
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19 luglio 2021 - Ho rovesciato il titolo di una
nota canzone degli anni sessanta perché mi è parso che la cosa rendesse
l’idea. Due mesi fa, comunque, in presenza dell’articolo in immagine, datato
dalla Gazzetta del Sud 5 maggio 2021, ho convintamente espresso un sentimento
di amarezza, ma, credetemi, nessuna soddisfazione per l’epilogo di una lunga
storia, reiterata nel tempo, con l’ingenua, spregiudicata o incosciente
speranza di una impunità di fatto di fronte alla generale disapprovazione. Né
la pubblicazione di una sentenza di condanna aveva provocato il benché minimo
batter di ciglia nel ricevente e nel suo entourage.
Solo una piccola parte dell’opinione pubblica sollevava timidi rumori e
sommessi brontolii, certa anch’essa, probabilmente, di una ingiustificata
quanto possibile impunità che non è estranea al mondo della politica. … |
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Non poteva che essere così |
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6 maggio 2021 - Ho riflettuto a lungo prima di accingermi a commentare il recente pezzo
di cronaca della Gazzetta del Sud. Ma era un atto dovuto, se non altro
per una indifferibile attenzione nei confronti delle decine di migliaia di
contatti che, dal maggio 2013 ad oggi, il sito www.sanmarcoargentano-polis.it ha fatto
registrare per via delle opinioni, condivisibili o non, pubblicate con
dovizia di elementi e di particolari. Ciò dimostra che non v’è soddisfazione
alcuna nella presa d’atto della scontata condanna di cui al titolo in
immagine, ma un senso di profonda amarezza che nasce dalla ingenuità
socioculturale che mi aveva fatto sperare nel pieno riscatto delle periferie
che, nella società sammarchese sono state storicamente parte e controparte di
una antipatica e retrograda dicotomia sociale, che ha preso timidamente a
spegnersi solo in anni molto recenti. Resistono soltanto alcuni piccoli
focolai, interessate battaglie di retroguardia e di conservazione, che ritengo
siano alimentate ad arte per strategie “politiche” ed economiche. … |
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“Vuogliu a mamma!” |
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Ecce ancilla
domini |
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28 maggio 2019 – Così l’ancella fedele serve ancora nel palazzo. E
rinnova gli aromi e gli unguenti per il bagno dell’imperatore. Lasciati fuori
gli schiavi meno illustri per volere della plebe silenziosa, il resto si
asside in consiglio e non leverà mai gli scudi contro il sovrano: alzeranno
al cielo le mani (pena l’amputazione) in segno di premurosa e supina
obbedienza. Minerva ha fatto scendere
sull’emiciclo (quasi come lo Spirito Santo) il suo uccello simbolo: la
civetta, così che il suo lamento notturno tenga sveglia la torma
acquartierata alla bell’e meglio in retroguardia. L’imperatore percorre in lungo e
in largo la sala con passo nervoso: non si fida dei centurioni, né gira loro incautamente
le spalle. L‘ancella li tiene a bada con il suo canto (si fa per dire) mentre
guarda estatica il dio nelle pupille e sorveglia affinché non subisca
attacchi da tergo. Le comparse fanno scena, riempiono gli spazi inutili,
immobili come i loro neuroni in progressiva decadenza negli encefali dalla
dimensione inversamente proporzionale alla loro massa corporea. … |
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Anche l’ultima porta si “serra” |
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21 maggio 2019 – E
così, anche i serramenti del laboratorio di analisi vengono “serrati”. Con questo proditorio atto politico-amministrativo si compie
il già paventato progetto della totale “serrata” dell’ospedale civile di San
Marco Argentano. So bene di non adoperare termini decisamente attuali e
confacenti ad un eloquio moderno, ma sono rimasto istintivamente attratto
dalla coniugazione del presente indicativo del verbo “serrare”. Provate anche
voi: io serro, tu serri, egli… Che volete? Il tempo passa ed è
proprio una questione di tempo. Ma se il tempo richiama per allitterazione la
parola tempismo, va detto che
proprio il tempismo è venuto meno
nella gestione del problema in argomento. Ricordo la vecchia ADiS (Associazione per la Difesa del Diritto alla Salute)
fondata dal dr. Giancarlo Gallo, il dr. Andrea Caparelli,
don Ennio Stamile [non ancora sacerdote e
autorevole esponente di “LIBERA” di don Ciotti], chi scrive e altri ancora.
Purtroppo, non fu tenuta in grande considerazione dagli esponenti politici
locali. Eppure lottava, oltre tutto, contro la chiusura dell’ospedale … |
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Travestiti |
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Chi, per mostrarsi in pubblico, avverte la necessità di travestirsi,
la dice lunga sulla genuinità del personaggio o, se volete, del proprio io. Se
si è attori, va bene. Ma per chi non lo è, ricorrere al mezzuccio plebeo di
abusare, attraverso l’uniforme di rappresentanza, dell’immagine e
dell’autorevolezza (oltre che della stima e del favore popolare) di una
istituzione militare o paramilitare dello Stato italiano, significa
nascondere l’intimo bisogno di mimetizzarsi in essa per occultare agli occhi
dei semplici le macchie delle proprie colpe o la fisionomia non proprio
adamantina di ciò che rappresenta. A me, per esempio, non è mai venuto in mente, solo perché ho insegnato
storia per qualche decennio, di presentarmi a scuola calzando la feluca di
Napoleone o il berretto di Garibaldi. Mi avrebbero preso per folle, deriso e
messo alla berlina, a meno che non fosse carnevale. … |
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La satira e la storia |
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12 maggio 2019 – Qual è la logica di mettere assieme la satira e la storia? Semplice. Entrambe camminano a
braccetto quando bisogna dare un senso più ampio ai fenomeni sociali che
rendono più “frizzante” la vita di una comunità. E una competizione elettorale è un pretesto
tra i più eclatanti per vivacizzare la vita della nostra cittadina,
solitamente sonnecchiosa e pigra durante le
innumerevoli giornate “ordinarie” di vita locale. Siamo in campagna elettorale e si
sprecano i tentativi di satireggiare contro questi o contro quelli attraverso
vignette, montaggi fotografici, barzellette, componimenti di vario genere. È una novità? Certo che no. Nella
nostra San Marco, la satira in periodo elettorale, e non solo, è quasi una
tradizione da sempre. … |
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C‘era una volta |
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3 maggio 2019 –
Si era in tanti nelle sezioni. E non
mi riferisco solo a quella del mio partito, che, in verità ricordo meglio
delle altre anche se, in fondo, erano tutte piuttosto simili nell’ambientazione,
ubicazione a parte. Erano le sezioni della fine del ‘900, anni del secolo in
agonia, che stava per consegnare il testimone ai primi vagiti del terzo
millennio. Tra le pareti tappezzate di manifesti
che tenevano desta la memoria e stimolavano a percorrere la strada verso un
futuro migliore (quanto meno diverso qualitativamente), un tavolo e tante
sedie quasi sempre occupate, si teneva vivo il fuoco delle ideologie (e,
conseguentemente, delle idee), che conferiva alla politica un tono ed un
significato profondi, tradotti, in consiglio comunale, in dibattiti accesi,
in rispettose contrapposizioni, in forti coesioni maggioritarie, tutti
orientati verso il miglioramento e lo sviluppo della città. … |
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Quannu u ciucciu
‘un vo’ acqua… |
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1 aprile 2019 – Le ragioni per le quali si tace, o ci si impone di tacere, possono essere
innumerevoli: esse vanno da cause di forza maggiore a ragioni di opportunità
o, se si vuole, alla condivisione del principio in base al quale sarebbe
perfettamente inutile offrire occasioni di riflessione a chi della sordità
interiore ha fatto un modello di vita. “Quannu ‘u ciucciu ‘un vo’ acqua, avoglia ca fischi!” È il
primo aforisma dialettale che un caro amico mi ha riportato alla memoria
quando, alla sua domanda sul perché del silenzio prolungato di questo sito
internet, ho fornito come risposta, non più tardi dell’altro ieri, un
ragionamento che ricalca alla perfezione l’incipit di questo “articolo”. … |
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Un addio straziante |
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12 marzo 2019
– È da quando ho appreso la terribile e ferale notizia che sto facendo
violenza al mio pensiero: non riesco ad accettare e a convincermi che Luciano,
uno dei miei amici più cari, non ci sia più; che tutta la sua genialità (più
volte messa in campo), il suo sapere (quasi sempre espresso con estrema
semplicità), il suo dinamismo (messo quasi per vocazione al servizio di
tutti), la sua voglia e la sua determinazione di andare sempre più avanti
nell’operare scientificamente, il suo desiderio bruciante di vivere in una
società migliore e più equilibrata, la sua volontà di cogliere e respirare a
pieno l’affetto degli amici e dei propri cari, siano svaniti in un attimo
nella crudeltà, nella ferocia, nella ingiustizia, di un evento così inatteso
e così tragicamente impensabile. La mia mente (ma credo anche la mente
di molti) è stata lacerata da un’esplosione di rabbia, sopraggiunta dopo la
confusione dell’incredulità. … |
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Il nuovo e la confusione |
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31 agosto
2018 – In molti si assiste con sgomento alla
grande confusione che regna nella politica nazionale. L’improvvisazione
colpevole e la determinazione egoistica degli uomini e delle donne di governo
a tener viva e sulla corda una campagna elettorale perenne, oltre a non
prendere in considerazione il rischio di trascinare l’Italia in una spirale
di perversione socioeconomica spaventosa, hanno sollevato una nebbia così
fitta da far perdere quasi totalmente di vista le componenti di molte realtà
locali che, come la nostra, si stanno disgregando nella routine di un
quotidiano senza slanci e senza prospettive. E senza
colore! Sembra
che l’unico colore degno di interesse sia quello della pelle dei migranti,
che, allo stato delle cose, appaiono agli occhi miopi delle maggioranze
incolte e allineate il vero, unico, grande problema del nostro Paese. … |
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Addio,
Rosina! |
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20gennaio 2018 – Era un’amica e un’insegnante di
valore. Per lunghissimi anni ha dedicato la sua opera educativa ai fanciulli
meno fortunati. Ne sono stato testimone e, qualche volta, anche collaboratore
entusiasta ed affascinato dalla pazienza e dalla dedizione mediante le quali
riusciva a trovare corrispondenza con alunni difficili nel vero senso della
parola. Erano ancora i tempi delle classi
differenziali, che ghettizzavano soggetti particolari, talvolta non
bisognevoli in assoluto di “sostegno”, ma spesso indesiderati da maestri (o
maestre), che, vuoi per amor di quieto vivere, vuoi per professionalità
inadatta, non riuscivano a reggere il “confronto” con alcune difficoltà
educative. Rosina li accoglieva tutti in una
classe, una piccola aula che si apriva immediatamente sulla sinistra
all’imbocco del lungo corridoio al primo piano dell’edificio scolastico.
Tutto il suo patrimonio professionale (e non solo) veniva speso lì,
nell’angustia di quell’auletta, che apriva tuttavia spazi infiniti
all’avvenire di quei ragazzi, oggi adulti addolorati per la scomparsa della
loro antica maestra. … |
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Abbiamo “bestemmiato in chiesa” |
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23 dicembre 2017 – Nell’aula consiliare mediamente affollata, l’atmosfera era quella di una
circostanza piuttosto significativa. La presentazione del romanzo del
magistrato-scrittore Rocco Cosentino “Nata
sotto il segno del cancro” – Pellegrino editore - è risultata essere il corollario di un
discorso sul male del secolo, che affligge molte più persone di quante si
possa immaginare. Le relazioni, sulle quali diremo da qui a poco, non potevano
eludere, per forza di cose, riferimenti pesanti sulla sanità in Calabria. Ma parlare di
sanità a San Marco Argentano è come bestemmiare in chiesa. E spiegheremo perché. Dal tavolo dei
relatori, la testimonianza toccante di Lucio Lanzillotta ha aperto una ferita
dolorosa nella sensibilità sociale e nell’affettuosa vicinanza di tutti verso
lo sfortunato amico, affetto da patologie neoplastiche plurime e foriere si
sofferenze fisiche e psichiche contro le quali Lucio continua a lottare con
la volontà di un eroe e la forza di un guerriero…. |
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Conoscere: un imperativo perenne |
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27 novembre 2017 – Quando avverrà che la gente, tutta
la gente, farà amicizia con la conoscenza? Conoscere non vuol dire soltanto
entrare in contatto e recepire i dati di quella che comunemente si definisce
“cultura”, che nel gergo quotidiano, nel comune sentire, viene identificata
con l’istruzione, il sapere, che sia aulico o meno elevato. Conoscere, mi piace pensare, vorrebbe
poter dire avere contezza, per testimonianza diretta o per riporto
attendibile, di quanto accade intorno a noi, nel territorio che si abita e di
cui si determinano gli eventi direttamente o indirettamente. Conoscere gli
uomini, quindi; interiorizzarne i ruoli, le funzioni, le responsabilità;
valutarne e giudicarne gli aspetti tangibili come il comportamento, la
dimensione sociale, le connessioni con i propri simili, il deprecato egoismo
e l’auspicabile altruismo, le cordiali ipocrisie e l’indifferente sincerità.
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Illustri cittadini onorari |
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16 luglio 2017 – “Litterae non dant panem” è stata l’amara locuzione espressa dal
chiarissimo prof. Damiano Fonseca durante il suo intervento nell’aula consiliare
di San Marco Argentano, a conclusione della seduta che, all’unanimità dei
presenti (ma non delle presenze), gli aveva appena conferito la cittadinanza
onoraria assieme con il prof. Gino Crisci, rettore magnifico dell’Università
della Calabria. Una
citazione quanto mai puntuale che fendeva, come una lama tagliente,
l’atmosfera di solennità che si respirava mentre la profonda dottrina del
prof. Fonseca si spandeva nella enorme sala attraverso l’autorevole
musicalità di un eloquio la cui eleganza formale faceva dimenticare qualche
improvvida esibizione “dialettica”, fuori senso e fuori luogo, che alcuni
minuti prima aveva tentato di trascinare l’aula nei solchi di qualche orto
brullo ormai quasi improduttivo. Belle, nella loro spontaneità, le
parole che il Sindaco, mettendo da parte per un attimo l’ufficialità
codificata nel documento formale, rivolgeva a braccio agli autorevoli neo-concittadini quasi fossero, ormai
da tempo, parte integrante di una città che meriterebbe tanto di più sul
piano della rappresentanza civile. … |
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Quando
Berta filava |
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19 maggio 2017 – Tutto scorre, tutto cambia. “Panta reei” diceva Eraclito.
E tra le cose che scorrono inesorabilmente e che ne modificano lo stato, il
tempo la fa da padrone. Se ne rende maggiormente conto, talvolta con
soddisfazione, talaltra con sgomento, chi ha raggiunto la mia età e di tanto
in tanto si sorprende a “riavvolgere il nastro” osservando in sequenza le
lente modificazioni che il Tempo sornione ha apportato alle condizioni di
vita del genere umano e non solo. Così
osserviamo, spesse volte con rassegnata impotenza, i capovolgimenti delle abitudini,
gli stravolgimenti delle professioni, il degrado della politica, le
metamorfosi frequenti del senso comune divenuto così “liquido” (per
parafrasare Zygmunt Bauman)
da adattarsi senza eccessive difficoltà ai frequenti mutamenti di forma e di
sostanza della complessa fisionomia della società contemporanea. Da vecchio insegnante, mi lascio
andare spesso alla considerazione critica di un assioma tanto ovvio quanto
colpevolmente ignorato dalla classe politica attuale, in base al quale tra i
compiti della scuola ci sarebbe quello di formare la società, non certo
“costruendola” artatamente, ma agevolandone lo sviluppo nel rispetto delle
norme fondamentali della nostra civiltà. Ovvero, nella puntuale osservanza
dei diritti e dei doveri senza i quali prende corpo la sregolatezza
dell’anarchia e lo spregio per l’autorità costituita. |
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L’inclusione |
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27 marzo 2017 – Uno studente chiede a Ilvo Diamanti: «Che significa essere di
sinistra?» Il prof. Diamanti, politologo insigne,
risponde proponendo la definizione di “sinistra” fornita da Norberto Bobbio:
«La sinistra è inclusione!» Vale a dire aprire a tutti i cittadini l’area dei
diritti, con ciò intendendo il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il
diritto allo studio, il diritto all’assistenza, … I numerosi altri diritti
nell’ampio panorama delle attese dell’uomo non più suddito, li elenchi il
lettore, quand’anche non colto, ma comunque titolare di tutte le attese
legate ai tempi ed alla condizione di ciascuno. Mi verrebbe da dire: tutti i
diritti costituzionali. A salvaguardia e a difesa di
questi diritti, pertanto, dovrebbe ergersi ogni istituzione posta dall’uomo
stesso nella società cui egli dà senso e ragione “dal dí che nozze e
tribunali ed are / diero alle umane belve esser pietose / di se stesse e d’
altrui… “[U. Foscolo – I sepolcri –
vv.91-93]. … |
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Teorema (ovvero, “La lezione di Locri”) |
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21 marzo 2017 – E così,
si definisce “sbirro” chiunque adotti un atteggiamento di rifiuto dei
fenomeni malavitosi o, molto più semplicemente, si opponga, quand’anche solo
verbalmente, al malaffare in genere, ivi comprese tutte le maneggionerie poco pulite e poco oneste che vengono messe
in atto a danno dei cittadini inermi. Il campionario di queste ultime è
vario e variegato. A catalogarle non basterebbe un volume di dimensioni
stratosferiche e, al di là della già nota terminologia giudiziaria, occorrerebbe
la messa in campo di una creatività straordinaria per inventare nomi e
definizioni, nonché situazioni e circostanze, che imporrebbero numerose
appendici ai codici (civile e penale, nonché delle rispettive procedure) già
di per sé abbondantemente corposi. … |
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Nemo dat quod non habet |
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1° febbraio 2017 – Ero studente, non ancora maggiorenne.
Occupavo un banco, necessariamente defilato sulla
destra della cattedra per ragioni di spazio, in un’aula che ospitava la
classe terminale della mia scuola superiore, circondato dalla naturale
esuberanza di una trentina di studenti che, come me, confidavano [ahimè!] nei
successi scolastici sperando che fossero forieri di altrettanti successi
nella vita. Era l’epoca in cui nessuno rilevava l’opportunità di mettere in
discussione il valore di un corpo docente che, simpatie o antipatie a parte,
si dava in pasto con la propria autorevolezza (e, spesso, con il proprio
autoritarismo) all’ansia di crescere, talvolta disordinata, di giovani ancora
ignari del dedalo intricato delle strade della vita. |
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Per approfondire: http://vastano.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/01/29/trump-e-la-memoria-della-storia-tedesca/ |
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Chi ha vinto? |
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5 dicembre 2016 – Chi ha
vinto? Non ha vinto nessuno! Il referendum popolare indetto dal
governo Renzi, che ha chiamato il popolo italiano a
scegliere, con un SI o un No sull’approvazione di una nutrita serie di
articoli volti a cambiare la fisionomia della carta costituzionale posta a fondamento dello Stato repubblicano, si è
concluso, com’era prevedibile, con una schiacciante vittoria del NO. Come mai? – ci chiediamo. L’Italia è
un Paese eminentemente conservatore o hanno giocato fattori diversi per il
verificarsi di due fenomeni non sempre usuali in una campagna referendaria:
la grande affluenza alle urne e il rigetto delle proposte di cambiamento? Noi propendiamo per la seconda
ipotesi. Ovvero, si è verificato un fenomeno a dir poco anomalo, che ha
falsato il volto della competizione referendaria facendola diventare non già
una scelta razionale di cambiamento, ma l’espressione netta di consenso o
dissenso (stima o disistima – se volete) verso la persona del presidente del
Consiglio dei Ministri, nella fattispecie Matteo Renzi. Una personalizzazione quanto mai
inopportuna, assimilata da molti ad un atteggiamento di innata sbruffoneria,
che ha impresso sulla scheda elettorale, in filigrana impalpabile, il volto
del presidente del Consiglio, il suo sorriso di sufficienza portato sulle
piazze ed ostentato su tutti gli schermi televisivi in campagna elettorale,
per cui è risultato quasi istintivo il segno sul NO. … |
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Formarsi un’opinione |
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30 novembre 2016 – «Se
ne sentono di tutti i colori!» è l’espressione che si sente dire da ogni
parte ascoltando la gente per strada, gli
amici al bar o nei salotti, gli avventori e gli esercenti durante
l’incombenza della spesa quotidiana, gli ascoltatori (o spettatori) delle più
disparate emittenti radiofoniche e televisive al di là di quelle paludate e
altisonanti, che ospitano piccoli e grandi personaggi fautori del SI o del NO
al referendum costituzionale, per il quale andremo ad esprimerci, nella
qualità di cittadini, il 4 dicembre prossimo. Non parliamo, poi, della
colonizzazione del web, che parla a tutti per parlare a ciascuno e lo fa
quasi sempre, purtroppo, fatta salva la buona pace di alcuni, con toni di
saccenteria gratuita e con un linguaggio spesso assimilabile a quello di un
carrettiere dei primi anni del secolo scorso, che indurrebbe al riso se non
fosse la risultante di un fenomeno di tristezza sociale e culturale tutta da
studiare e da analizzare criticamente… |
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Le nozze con i fichi secchi |
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28 novembre 2016 – Incredibile! Un musical dai contenuti artistici e culturali di altissimo livello
viene rappresentato in un ambiente assolutamente discutibile, che per ben 70
euro di biglietto d’ingresso (e dopo circa tre ore di viaggio in
automobile) ti fa trovare, nelle primissime file, sedie di plastica. E per di
più, ai servizi, bagni alla turca. Le classiche nozze con i fichi secchi. Parliamo del celeberrimo “Notre Dame
de Paris”, che dal Gran Teatro di Roma e dall’Arena di Verona, si trova
catapultato nel Sud del Sud di una Calabria che non ha mai realizzato una
struttura idonea ad accogliere degnamente un evento di tal genere.
Probabilmente, senza il “Palazzetto” di Pentimele, dove è stato rappresentato
negli ultimi tre giorni fino a domenica scorsa, lo spettacolo non sarebbe mai
arrivato in Calabria e tanti estimatori del genere
musical non avrebbero goduto dell’evento che, nel suo genere, è assolutamente
straordinario. Ciò non toglie che la commistione evento-luogo stride
notevolmente e disturba non poco il gusto estetico che di norma deve
accompagnarsi a manifestazioni artistico-culturali di questo tipo. È anche un
fatto di amor proprio. … |
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A volte ritornano |
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20 ottobre 2016 – Il
titolo è ispirato al celebre libro di Stephen King - il primo - che l’autore
stesso ci presenta con una prefazione, nella quale si legge, tra l’altro, un’espressione
di questo tipo: ««... è ancora buio e
sta piovendo... C'è qualcosa che ti voglio mostrare, qualcosa che voglio che
tu tocchi. …» E sull’ospedale di San Marco non
ha mai smesso di piovere da quando il dio delle tempeste lo ha collocato al centro
dell’occhio del ciclone, nel vortice degli interessi di parrocchia fatti passare agli occhi dei più
sprovveduti supporter – ma anche dei più accreditati e spregiudicati
comprimari - come ragion di Stato. Ma da cosa traggo, oggi, lo
spunto per ritornare su un argomento trito e ritrito come la drammatica
storia di cui è stato sciagurato protagonista l’ospedale di San Marco? Da un
servizio giornalistico di una emittente regionale, “TEN” (Teleuropa
Network, per l’esattezza), in cui i sindaci di San Marco e di Cervicati
lamentano le condizioni in cui versa l’ex nosocomio e, con determinato
spavento, esprimono i timori che anche quel poco che rimane a livello di
risposte sanitarie sarà destinato a sparire lasciando le nostre popolazioni
crudelmente prive di qualsiasi supporto sanitario abilitato a dare una prima
pronta risposta ad eventuali emergenze. (Video) |
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Cattivi si nasce o si diventa? |
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15 ottobre 2016 – Può capitare
a chiunque di svegliarsi troppo presto una mattina e, trasgredendo
l’abitudine inveterata di aprire le pagine di qualche saggio appena comparso
sul mercato editoriale, accendere il computer ed effettuare una ricerca
annoiata - ma distensiva – tra le pagine dei social network che, da un attimo
all’altro, si moltiplicano e si ampliano con velocità esponenziale. Trovo
divertente, ogni tanto, percorrere in direzione diametralmente opposta, la
strada che si apre al desiderio di tenersi informati sui fenomeni della
società e precipitare, come su una vetturetta dell’otto volante, nel baratro
delle ovvietà sgrammaticate che proliferano sui suddetti “social”, salvo poi
a risalire, con altrettanta celerità, nel dignitoso quotidiano che ti avvolge
con i suoi problemi, le sue faccende imprescindibili, le sue esigenze di
sopravvivenza, al di là e al di sopra di certi spazi di evasione più o meno
leggeri, ma comunque rigeneranti. … |
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Si torna a scuola |
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13 settembre
2016 – Abbiamo visto i banchi di scuola far ritorno
nell’edificio di Via Vittorio Emanuele. Ma tutto ciò accadeva anche il 15
settembre del 2014 per essere oggetto di una evacuazione lampo pochissimi
mesi dopo, esattamente alla fine di febbraio del 2015. Stavolta vogliamo
sperare che sia quella buona. C’erano nell’aria avvisaglie di nuovi
temporeggiamenti. Circolava insistente (anche se non controllata) la voce che
qualcuno, con molta probabilità, si era precostituita la possibilità di
mettere in atto una nuova piccola carognata per far sì che il portone
dell’edificio rimanesse chiuso ancora una volta il 14 settembre di
quest’anno, inferendo un ulteriore colpo basso alle attese degli alunni e
delle loro famiglie. … |
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Dopo la cattiveria, ‘a ciutìa! |
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31 agosto
2016 – C’è
voluta tanta cattiveria (e che cattiveria!) per chiudere l’ospedale di San
Marco. Non c’erano ragioni valide alla base del provvedimento di chiusura.
C’era solo malignità, coscienza sporca, interessi inconfessabili che nulla
avevano di proiezione positiva sulla popolazione. Così, quindi, senza
ragioni, senza una logica evidente e senza la minima esitazione, l’ospedale è
stato chiuso tra metaforici applausi conniventi di una buona fetta di
popolazione al servizio, che ancora oggi non si è svegliata dall’incubo che,
prima o poi, terrorizzerà il sonno profondo nel quale giace da parecchio
tempo, beata nella sua postura prona piuttosto che sdraiata. … |
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Buona fortuna, prof.! |
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30 agosto
2016 – Con l’avvento del tepore settembrino, si apre un nuovo anno scolastico al
quale hanno fatto da apripista le cronache esasperate, divulgate dai mezzi di
informazione attraverso tutte le forme nelle quali esse si propongono. Dalle noie procurate ai docenti di ogni ordine e grado per via delle
norme approssimative derivanti dalla legge 107/2015 (la “buona scuola”, per intenderci)
alle inqualificabili manifestazioni di pressappochismo che hanno disegnato il
volto di molte scuole della provincia e non solo, il nuovo anno parte
all’insegna del disordine e dell’incertezza.
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Questo sito nasce, nei primissimi giorni di maggio del 2013, per
osservare e riferire un po’ di quanto si muove sulla scena politica a San
Marco Argentano, prevalentemente nel palazzo comunale. Balza agli occhi immediatamente che siamo di fronte ad uno scenario
drammatico sul piano della qualità e della competenza, confuso e disorientato
sul piano politico, scadente sul piano dell’autorevolezza nel contesto
territoriale. Calca la scena un cast di “attori” dalla innata predisposizione
per la recita a soggetto, che un finto regista muove secondo un concetto di
intercambiabilità perenne. Comparse e primi attori si confondono nel tira e
molla delle cariche affidate secondo la “strategia” del pressappoco, per cui
vengono ritirate, riaffidate, rimodulate, mollate e riprese tra entusiasmi e
musonerie che fanno parte del canovaccio, come una scena da teatro dell’arte
di qualche secolo fa. Sembra di assistere ad una rappresentazione dell’opera dei “pupi”,
con la differenza che il “saracino” qui è nel Palazzo, dove è entrato con le
sue truppe allineate e coperte marciando all’inno di “Aggiungi un posto a
tavola”. Gli amici di ieri sono i nemici di oggi e Dio solo sa che cavolo
saranno domani. Il cielo ci è testimone, immobile come gli allineati. |
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