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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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7 agosto 2021 Agosto, cavallo mio non ti
conosco Chi avrebbe mai pensato, per assurdo, che un giorno o
l’altro mi sarei trovato nelle condizioni di difendere Giulio Serra? Beh, chi
lo avesse fatto avrebbe commesso un errore marchiano, perché io, infatti, non
lo difendo. Lo utilizzo, semmai, per mettere in risalto le caratteristiche,
per niente originali in questi tempi, di chi avendo brillato per anni di luce
riflessa, oggi si convince di essere un astro nascente che possa
tranquillamente orbitare intorno ad una qualunque stella (paradossalmente
anche cadente) per formare un sistema planetario anomalo quanto effimero. Perdonate la metafora, ma chi per
decenni ha “cavalcato” metafore di ogni genere, tra il bucolico e la zoofilia,
il sacro, il profano e il blasfemo, ricavandone benefici di ordine elettorale
e non solo, oggi non può gettare alle ortiche “mmastu e seddra”,
quanto mai pertinenti nella fattispecie, ed erigersi sul piedistallo della
moralità a basso prezzo, la quale spesso nasconde finalità recondite,
talvolta identificabili in trasparenza. Alcuni miei amici, che sotto la
canicola domenicale di mezzogiorno si divertivano a grigliare in piazza le
proprie elucubrazioni socio-politico-familiari, hanno scherzosamente
interrotto i passi che mi conducevano verso casa, per rivolgermi con un
sorriso colmo di soddisfazione e di malcelata malizia, la seguente locuzione:
“Pruvissu’, è
finita a dittatura!”. L’allusione era evidente. Ma altrettanto evidente è
stato il mio stupore nel riconoscere, in alcuni di essi, soggetti che si
erano consumato il fondoschiena sulla sella di quel “cavallo” che ora
sarebbero stati ben lieti di mandare al mattatoio. Avevano il palmo delle
mani ancora arrossato per l’energia degli applausi e la voce rauca per gli
scomposti urlacci di sostegno durante gli sgrammaticati comizi, infarciti più
di nitriti che di periodi di senso compiuto. Come si fa, amici miei, a
buttarsi alle spalle un passato che è di ieri e dell’altro ieri? Qualcuno si
schernisce: «Noi non sapevamo…» Cosa non sapevate? Tutto ciò di cui parlavate
sottobanco avendo benissimo contezza di quale fosse l’alimento principe per
la sopravvivenza del “cavallo”? Ma l’ippica era ancora il vostro sport
preferito e finché il “cavallo” tirava la carretta, tutto andava bene. E la dittatura? Ma quale dittatura? Abbiamo scherzato. No, ragazzi! Con queste cose non
si scherza. Adesso, la carretta (per rimanere nella metafora) non ha più il
cavallo che la trascina e può prendere una china rischiosa. “E va’ mantena
‘u carru allu pinninu!” si dice dalle nostre parti. Non pare anche a voi che sia
utile una sortita pubblica dell’Amministrazione comunale? Immagino che i
cittadini attendano di sapere come si è riorganizzata la Giunta, per esempio.
Credo che sia giusto, oltre che necessario, sapere dalle parole di chi ne ha
il compito e la responsabilità, qual è la nuova fisionomia
dell’Amministrazione e della sua maggioranza. Spiegare, tra l’altro, il
perché ci son voluti due mesi e oltre per fare chiarezza, in forma ufficiale,
nell’atmosfera nebbiosa della compagine consiliare. “Radio fante” parla, ma non tocca al pettegolezzo, benevolo o malevolo che
sia, conferire autorevolezza ai fatti e alle figure istituzionali. Se ci sono
strade o percorsi che si dividono, se ci sono retro-pensieri o pensieri
divergenti, è il caso che il cittadino ne sia informato. In fondo è proprio
il cittadino che, a suo tempo, si è assunto la responsabilità (non senza
leggerezza) di collocare quelle persone su quegli scanni. Signori! Che succede nel palazzo?
Non è una curiosità, è un diritto sacrosanto del cittadino essere messo a
conoscenza di come funziona la macchina che improvvidamente ha messo su
perché conducesse la città verso i giorni futuri. Si sente dai rumori che il
motore non funziona più a pieni giri e il sistema di guida non regge bene la
strada. Allora? Qualcuno dovrà pur metterci le mani. Chi lo farà? È tempo di revisione e le
revisioni richiedono coraggio e competenze, due qualità che non si comprano
al supermercato, né si regalano alla prima festa di compleanno, né, tanto
meno, si inventano dalla sera alla mattina. Ricordate don Abbondio? “Il coraggio, uno, se
non ce l’ha, mica se lo può dare”. Nessuno si illuda, quindi, che basti un clic su un profilo Facebook
per guadagnare, oltre a qualche like, tutto ciò che non possiede di suo. Intanto, la calura agostana
impazza e la pazienza evapora con essa. Fino a quando si tirerà questa corda? Luigi Parrillo |
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