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Scorci
della città politica tra le righe del pensiero divergente
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Un triennio che
poteva essere di svolta
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Scrivere. Comunicare. Per esserci. Ma anche per testimoniare,
in un ambiente ostile verso il pensiero divergente, quanto può (e deve) non
essere condiviso. E sottolineare i fenomeni che tratteggiano la fisionomia
della città, che, spesso, negli atti ufficiali, subisce la classica
deformazione implicita (una photoshoppata, diremmo
oggi) figlia di un istinto irrefrenabile che induce a stemperare le tinte
vive e i tratti marcati, per quel timido amor proprio di cui si è preda
indifesa. È importante, naturalmente,
considerare l’angolazione prospettica, il punto di vista da cui viene
osservato un fenomeno, che, come qualsiasi altro oggetto posto sotto
osservazione, offre all’osservatore una o più facce della sua
tridimensionalità. A meno che non si ruoti intorno ad esso cercando di
coglierne tutti i dettagli. Non sempre, tuttavia, questi si svelano
all’osservatore, non solo e non tanto per la maggiore o minore acutezza dello
sguardo, ma per le ovvie proprietà mimetiche scaltramente poste in essere da
un innato istinto di difesa.
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ECHI DI VOCI DISSONANTI
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“Cittadinanza Critica”
è un foglio in piena attività che non tralascia errore politico o
amministrativo da stigmatizzare. È una
voce fuori dal coro in un periodo caratterizzato da brutti esempi di politica
arraffazzonata.
Debolezza politico-culturale del capo dell’amministrazione comunale,
storici arrivismi e sete di potere a tutti i costi hanno prodotto un mix
anomalo in aperto contrasto con gli argomenti posti in essere con forza in
campagna elettorale.
“Cittadinanza Critica” è come una mosca sul
naso che prude e dà fastidio. Tuttavia, alla pubblica opinione non si può
applicare il lucchetto sulle labbra.
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La raccolta di scritti, racchiusa
sotto il titolo “respiri
tra virgolette”, contiene gli slanci di evasione, postumamente distensivi, dall’ambiente socioculturale nel quale, per
amore o per forza, si è costretti a vivere. Pubblicarla è ampliare i confini
della memoria, anche perché questa tende abitualmente a defoliarsi come la
vegetazione autunnale, impedendo, però, al sottobosco di trasformarsi in
humus vivificante. Essa punta a vivacizzare il grigiore del
quotidiano, inserendosi in contesti non ordinari nei quali eventuali opinioni
divergenti non siano causa di turbativa interiore per alcuno, ma
rappresentino quelle metaforiche boccate di ossigeno, che ti impediscano di
morire per asfissia nelle modeste dimensioni di alcuni contenitori sociali.
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1995/1996 - Uno spaccato di politica locale in un particolare periodo della
storia cittadina, poiché la memoria è elemento utile per una migliore
progettazione del proprio futuro.
Ancora oggi, non poche persone ne conservano
gelosamente alcune copie o la raccolta completa, segno che, in fondo, il
pensiero divergente trova ancora accoglienza in qualche settore della
cittadinanza. Era una bella situazione fatta di ampi coinvolgimenti, di interesse
diffuso, di sentimenti e risentimenti. Tuttavia, anche di fronte ad articoli
pesanti e fortemente accusatori, all’interno dell’ambiente
politico-amministrativo non vi fu mai una denuncia, una smentita, un
incattivirsi dei rapporti personali, un incrinarsi della stima reciproca che,
al di là della polemica politica, si reggeva sul rispetto della persona che,
per pubblico mandato, aveva un ruolo da svolgere e lo faceva senza riserve.
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Questo sito nasce per osservare
e riferire un po’ di quanto si muove sulla scena politica a San Marco
Argentano, prevalentemente nel palazzo comunale.
Balza agli occhi
immediatamente che siamo di fronte ad uno scenario drammatico sul piano della
qualità e della competenza.
Calca la scena un cast di
“attori” dalla innata predisposizione per la recita a soggetto, che un finto
regista muove secondo un concetto di intercambiabilità perenne. Comparse e
primi attori si confondono nel tira e molla delle cariche affidate secondo la
“strategia” del pressappoco, per cui vengono ritirate, riaffidate,
rimodulate, mollate e riprese tra entusiasmi e musonerie che fanno parte del
canovaccio, come una scena da teatro dell’arte di qualche secolo fa.
Sembra di assistere ad
una rappresentazione dell’opera dei “pupi”, con la differenza che il
“saracino” qui è nel Palazzo, dove è entrato con le sue truppe allineate e
coperte marciando all’inno di “Aggiungi un posto a tavola”.
Gli amici di ieri sono i
nemici di oggi e Dio solo sa che cavolo saranno domani.
Il cielo ci è testimone,
immobile come gli allineati.
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