CAPPUCCETTO ROSSO
Vicino al bosco c’era
una casetta:
vi abitava la mamma
con Lucetta,
La vecchia nonna
stava un po’ distante
in una casa in mezzo
a tante piante;
viveva sola, povera
vecchietta,
nella sua linda e
piccola casetta.
Aveva regalato alla
bambina
una graziosa e calda
mantellina
d’un bel colore
rosso, rosso fuoco;
e dal quel giorno,
forse un po’ per gioco,
non volle più
levarsela di dosso:
così fu detta
“Cappuccetto Rosso”.
Una mattina, proprio
al far del giorno,
la mamma tirò fuori
dal suo forno
una focaccia morbida
e fragrante,
dal profumino dolce
ed invitante.
Chiamò la bimba e
disse: «Cappuccetto,
dovresti fare un
piccolo viaggetto.»
«Sicuro, mamma! »
disse la piccina
che già infilava la
sua mantellina.
«Vorrei che tu
portassi questo cesto
a casa della nonna;
ma fa’ presto.
C’è una focaccia,
burro e un po’ di vino.
E non fermarti mai
lungo il cammino:
va’ sempre dritta
lungo quel sentiero
e torna presto; sai
che sto in pensiero!»
«Sta’ tranquilla!»
rispose la bimbetta
e corse via prendendo
la stradetta.
Attraversando il
bosco a passettini,
Cappuccetto ammirava
i fiorellini,
ne coglieva qualcuno,
l’odorava,
mentre, nascosto, un
lupo l’osservava.
Non avendo ancor
fatto colazione,
pensò di divorarla in
un boccone,
ma poi decise, per
divertimento,
di giocare con lei:
in un momento,
sbucò dal
nascondiglio e in pochi istanti,
salutando, le si parò
davanti.
«Buongiorno, bella
bimba! Che carina,
che deliziosa questa
mantellina:
con questo
cappuccetto tutto rosso
ti sembra proprio
disegnata addosso!»
«Grazie, signore! -
disse la bimbetta -
Corro perché la nonna
già mi aspetta.
Le porto questo cesto
di provviste;
la nonna è così sola
e tanto triste!»
«Dove vive la nonna?»
chiese il lupo
nascondendo il suo
brutto sguardo cupo.
«Oltre il bosco -
rispose Cappuccetto
che non aveva proprio
alcun sospetto -
c’è una casetta
piccola e carina
con due finestre ed
una porticina.»
«Ma tu - le disse il
lupo - bimba mia,
da questa parte stai
sbagliando via.
Prendi l’altro
sentiero e, come il vento,
raggiungerai la nonna
in un momento!»
Poi s’avviò correndo
a lunghi passi,
superando cespugli,
fossi e sassi,
per la strada più breve.
Il delinquente
sarebbe giunto prima
certamente.
Pensò: «Che
scorpacciata, stamattina:
prima la nonna e poi
la nipotina!»
Arrivato davanti alla
casetta
provò a parlare come
la bimbetta.
Bussò. «Chi è?»
rispose la nonnina.
«Son Cappuccetto, la
tua nipotina!»
«Entra! - disse la
nonna - Alza il paletto.
Vieni da nonna, dammi
un bel bacetto!»
Il lupo si avventò
come in un volo
e la inghiottì in un
boccone solo.
Indossò la camicia,
la vestaglia,
le calze fatte con i
ferri a maglia,
mise la cuffia in testa
e l’occhialino,
poi s’infilò di corsa
nel lettino.
E ripensava,
nell’attesa ansiosa:
«Ma quando arriverà
quella smorfiosa?»
Poi, finalmente, da
una finestrina
vide spuntar dal
bosco la bambina.
Fece bussare, poi,
con la vocetta,
come se fosse stata
la vecchietta,
rispose: «Avanti,
bella nipotina,
tira il paletto della
porticina.»
Il malandrino già
fantasticava
con l’acquolina in
bocca; egli pensava:
«La mangerò con tutto
il suo mantello;
sarà più deliziosa di
un agnello!»
Cappuccetto ripose il
suo cestino
al centro di un
grazioso tavolino,
poi sgambettò con
fare civettuolo
verso la vecchia
nonna; ma il lenzuolo,
tirato apposta fino
all’occhialino,
non le fece vedere il
malandrino.
Stava per darle un
bacio e all’improvviso
stette meglio a
guardar la nonna in viso.
«Strano - pensò - mi
accorgo solo adesso
che quello sguardo
non è più lo stesso;
chissà che strana e
brutta malattia
ha ridotto così la
nonna mia.»
Si accostò sorridendo
al capezzale
immaginando come
stesse male
la poveretta tutta
imbacuccata
fin sopra gli occhi,
tanto era malata.
«Nonna, che occhi
grandi, stamattina!»
«È per vederti
meglio, mia bambina!»
«Che orecchie, nonna.
Sono proprio enormi!»
«È per sentirti pure
quando dormi.»
«Che braccia lunghe!
Prima erano corte.»
«Sono così per
abbracciarti forte!»
«E la tua bocca,
nonna? E questi denti?
Sono così affilati!
Mi spaventi!»
Non disse più nemmeno
una parola
che già il lupo
l’aveva nella gola;
inghiottita di colpo
in un boccone
si trovò con la nonna
nel pancione.
L’animalaccio,
dopo il bel pranzetto,
pensò di ritornarsene
sul letto:
«Una dormita è quello
che ci vuole;
riposerò fino al
calar del sole.»
Russava così forte
l’animale,
come i tuoni durante
un temporale;
E fu così che tutto
quel rumore
insospettì di colpo
un cacciatore
che, passando vicino
alla casetta
e conoscendo bene la
vecchietta,
capì che non poteva,
poverina,
russando, far tremare
la casina.
S’accostò alla
finestra, guardò dentro,
spianò il fucile: Bum!
E fece centro.
Vide la pancia enorme
del lupaccio,
si rese conto, e
disse: «Mò che faccio?»
Tirò fuori un
coltello dalla tasca,
bevve un sorso di
vino dalla fiasca,
e fece uscire con due
coltellate
nonna e nipote tutte spaventate.
Passata l’emozione,
fu gran festa:
si mangiò quel che
c’era nella cesta
e poi, per continuare
l’abbuffata,
persino la dispensa
fu vuotata.
E Cappuccetto, sul
finir del giorno,
era già sulla strada
del ritorno.
Entrata in casa
ch’era quasi sera,
trovò la mamma
trepida e severa.
Le corse in braccio
e, con lo sguardo in giù,
«Perdono - disse -
non lo faccio più!»
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