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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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21 maggio 2019 Anche l’ultima porta si “serra” E così, anche i serramenti del laboratorio di analisi
vengono “serrati”. Con questo proditorio atto politico-amministrativo si compie
il già paventato progetto della totale “serrata” dell’ospedale civile di San
Marco Argentano. So bene di non adoperare termini decisamente attuali e
confacenti ad un eloquio moderno, ma sono rimasto istintivamente attratto
dalla coniugazione del presente indicativo del verbo “serrare”. Provate anche
voi: io serro, tu serri, egli… Che volete? Il tempo passa ed è proprio una questione di
tempo. Ma se il tempo richiama per allitterazione la parola tempismo, va detto che proprio il tempismo è venuto meno nella gestione
del problema in argomento. Ricordo la vecchia ADiS
(Associazione per la Difesa del Diritto alla Salute) fondata dal dr.
Giancarlo Gallo, il dr. Andrea Caparelli, don Ennio
Stamile [non ancora sacerdote e autorevole
esponente di “LIBERA” di don Ciotti], chi scrive e altri ancora. Purtroppo,
non fu tenuta in grande considerazione dagli esponenti politici locali.
Eppure lottava, oltre tutto, contro la chiusura dell’ospedale. Si sapeva da tempo che il laboratorio di analisi del nostro
ospedale era oggetto di una ulteriore carognata politico-gestionale, in virtù
della quale sarebbe stato dismesso per confluire nel nosocomio di
Castrovillari, dove avrebbe trovato collocazione anche il personale che nel
laboratorio esercitava con competenza la propria professione. Si è mosso in tempo qualcuno per evitarlo? Sono state fatte
scivolare intelligentemente sulla scacchiera le pedine giuste per vincere
questa partita? Se sì, perché la si è perduta? Se no, a quale scopo
recondito? Sono interrogativi brucianti ai quali ciascuno è abilitato a
fornire risposte dalle meno sospettabili alle più impensate. E sì che la
politica è infarcita di tali e tante abili manovre di cui la cronaca ci ha resi edotti in tempi passati e
recenti. Se così è, c’è da credere che si tratta di strategie
finalizzate a scopi che sfuggono alla logica lineare dell’uomo comune per
intricarsi nel ginepraio dei disegni contorti di chi non tiene in alcun conto
il bene della comunità, ma gira la testa dall’altra parte: quella dove risiedono
altri interessi, altra logica, altro sentire, altra filosofia che non si
ispira fondamentalmente a valori sociali. Parlavamo di tempismo,
ma quale occasione è tempisticamente
più utile in una campagna elettorale impostata furbescamente su promesse
iperboliche e battaglie perdute in partenza? Questa “serrata” sembra davvero
un provvedimento ad orologeria. Appare il pretesto per una “chiamata alle
armi” del popolo deluso, che spera ancora nel miracolo del santo taumaturgo
di turno, il quale, ricco di consensi elettorali a venire (e non solo),
capovolga le cose tanto da ridare vita ad un elemento che, con quest’ultimo
atto, ha già esalato il suo ultimo respiro. A meno che qualcuno non si senta
Gesù Cristo e abbia scambiato l’ospedale per Lazzaro. Un successo davvero impensato: il nostro bell’ospedale, che
tante vite ha salvato nel corso degli anni, ridotto infine al rango di sala prelievi. È uno dei tanti
“successi” da ascrivere nel palma res
della nostra classe politica degli ultimi anni. Un libro nero, altro che palma res! Assistiamo all’inaridirsi
di ciò che era un rigoglioso esemplare di pianta pregiata, che si è voluto
testardamente coltivare in “serra”. Alla faccia della metafora. E ora, dove andremo ad analizzare i nostri campioni di sangue,
o di urina, o di altro ancora? E con quale celerità? Un’urgenza? «Fatti
vostri!» Accadde la stessa cosa anche con la chiusura dei reparti.
Bisognava fare economia mentre il denaro della Regione Calabria
prendeva mille altre vie non tutte percorribili, né percorribili da tutti.
Giuseppe Scopelliti (allora presidente della giunta
regionale), assecondato da qualche suo complice che, con un eufemismo fuori
luogo, lo assimilava al «buon padre di
famiglia» preoccupato di impiegare bene il proprio denaro, disse che l’ospedale
di San Marco era un ramo secco e bisognava tagliarlo. E così fecero. Oggi, l’onesto risparmiatore Scopelliti è in galera. I suoi “risparmi” non hanno
salvato la sanità calabrese, che continua a “risparmiare” tra sofferenti che
muoiono nei pronti-soccorso intasati fino all’inverosimile e furbacchioni che
ingrassano pronta-cassa. Bisognerebbe che la pubblica opinione considerasse la
situazione con maggiore profondità di “analisi”.
A meno che anch’essa, di questi tempi, non abbia “serrato” il proprio laboratorio. Luigi Parrillo |
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