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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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9
aprile 2015 Una coincidenza raccapricciante Non più tardi di stamattina, davanti
alla sede dell’ex tribunale di San Marco Argentano, che ricovera da mesi gli
alunni dell’istituto comprensivo (scuole medie ed elementari), raccoglievo da
parte di alcune mamme, che avevano appena accompagnato i propri figli a
scuola, il timore che qualche imputato, accompagnato dai carabinieri presso
l’aula di dibattimento del giudice di pace, potesse uscir fuori dai gangheri
per una ragione qualunque ed esercitare una qualsiasi violenza anche contro i
bambini ospitati al piano superiore. «Hai visto come si spara
in America?» diceva una di esse. D’istinto, tra me e me, ho immediatamente respinto
l’affermazione definendola una esagerazione dialettica e concettuale. Poi,
accompagnando piacevolmente verso la propria abitazione una mamma con la
quale argomentavo di vicende scolastiche trascorse, mi accorsi che non
riuscivo a trascurare completamente l’eco delle parole apprensive sulle quali
viaggiava la preoccupazione di quelle giovani signore per un malaugurato
evento, che ritenevo assolutamente impossibile da verificarsi. Poco dopo, un segnale acustico sul mio smartphone segnalava da parte
di un quotidiano, che mi comunica abitualmente informazioni on line, la
notizia di un imputato che, nel tribunale di Milano, aveva ucciso, a colpi di
pistola, un giudice, un avvocato ed un testimone, dileguandosi subito dopo
quasi indisturbato. Solo più tardi ho appreso che era stato raggiunto ed
arrestato. Una coincidenza, a dir poco, raccapricciante! Con quanta facilità, pensavo, si assegna una sede, seppure
provvisoria, ad una scuola, senza considerare – anche con un pizzico di
pessimismo – tutti i possibili risvolti in termini di eventi negativi.
Tuttavia, quand’anche non vi sia altra soluzione alternativa ad una
allocazione impropria, si faccia in modo che la permanenza dei bambini in
quel luogo sia la più breve possibile, e non il contrario. È dalla fine di febbraio, invece, che disagi e pericoli
pendono come una spada di Damocle sulla testa dei bambini della scuola
elementare di San Marco – Centro, mentre l’edificio scolastico, evacuato con
la velocità d’una saetta, rimane chiuso ed inutilizzato senza che su di esso
venga messo in atto il benché minimo intervento. Tutto è fermo, tutto tace.
Tace persino l’opinione pubblica, considerando inutile ogni rimostranza
benché composta ed elegante. Potrebbe, però, non tacere la sensibilità degli organi locali
di governo, chiamati per dovere istituzionale a garantire il migliore
svolgimento dei servizi pubblici, ivi compreso il servizio scolastico fatto
non solo di mense e di trasporti. È come se vi fosse un totale scollamento fra le istituzioni
della città. È come se ognuna fosse una monade a sé stante e orbitassero
ciascuna in una galassia diversa in questo universo disordinato e scomposto
che risulta essere, in questo particolare momento, la città di San Marco.
Eppure, siamo poche migliaia di “anime” che non coprono le dita delle mani. Basterebbe un pizzico di sensibilità sociale in più, la presa
di coscienza che governare è rendere un servigio, la consapevolezza che il
“sapere” (quando c’è) implica anche il saper fare, rendersi conto che gestire
delle responsabilità di governo non ti colloca nel cielo dell’empireo ma ti
rende primo tra pari, tra uguali. Basterebbe cogliere appena il senso delle
cose… e di se stessi. Luigi Parrillo |
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