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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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1
ottobre 2015 |
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Taci! Il cittadino ti
ascolta. Fontane pubbliche senz’acqua, in una città con l’acqua alla
gola! Articolo de “la Provincia” (Immagini) E nessuno informa, nessuno si degna di stilare un documento da
diffondere capillarmente o, quanto meno, utilizzare i social network che, in
altre occasioni, sono stati usati impropriamente addirittura per
comunicazioni di servizio. Tutto è sotto traccia nel cuore del “palazzo”. A parte le
strombettate di piccole iniziative di facciata spiaccicate in dimensioni
ridotte tra muri e vetrine, un silenzio tombale - che sembra quasi imposto
tanto è illogico e innaturale - avvolge il fare (o il non fare)
amministrativo della nostra compagine di governo, chiusa nel suo settarismo
decisionale, quasi avesse timore di far trasparire il disegno di ciò che
“decide” (o non decide) in ossequio a volontà incontrastabilmente
prevaricanti. Questa e altre recenti simil-omissioni
ne sono testimoni inoppugnabili. Per i cittadini - almeno per quelli che hanno scelto il ruolo
di spettatori passivi - sono disponibili figuranti e
controfigure in costume, addestrati a chiedere ripetutamente applausi e
ovazioni da trasferire, senza indugio alcuno, verso l’astuto avido
sceneggiatore. Gli operatori, nessuno escluso, sono i tasti di uno strumento
proditoriamente costruito ormai da oltre un trentennio, che emettono suoni
ovattati e talvolta scricchiolanti, ma che ancora obbediscono senza
resistenza alla pressione dell’ossuto musicista. Con il problema “acqua”, tutto si ripete. Tutto è antico,
storico, déjà vu! L’unica “ventata di freschezza” – per asserzione autentica dello
stesso direttore d’orchestra – sembra essere la recente pitturazione delle
pareti. Così la nave va, sull’abbrivo dell’impulso iniziale, per un
mare in bonaccia, la cui calma piatta è l’immagine della stasi
politico-amministrativa che tiene San Marco al palo, mentre i comuni vicini
prosperano e si evolvono. Ma che importa? Chi sono gli altri se non la
propria immagine riflessa in uno specchio? Pertanto, «quieta non movere et mota quietare» sembra essere il motto che
compatta il plotone allineato a difesa di un potere egoistico ed egocentrico,
consolidato nel tempo per dolo e per colpa, presso il palazzone grigio di Via
Roma. I movimenti sono sempre un rischio ed è meglio evitare che si
verifichino. A meno che non si tratti di un movimento inteso settariamente come partitino pseudopolitico,
formazione di squadra, associazione a decidere, gruppo di pari, compagnia di
compari o cose simili. In questo caso, “movimento”
forse funziona e noi sappiamo che, di questi tempi, qualche movimento ha
riscosso politicamente il favore della pubblica opinione. Considerato, però,
che c’è già un movimento cinque stelle, questo come lo si potrebbe chiamare? Noi un’idea ce l’avremmo, ma in attesa che si scelgano da soli
un nome appropriato, lasciamoli dormire. Luigi Parrillo (Clicca
sulle foto per ingrandirle) |
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