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08/02/ 2015

Scilipotismo

Tra i neologismi entrati a far parte, ormai, nei più aggiornati dizionari della lingua italiana, fa la sua comparsa il termine scilipotismo.

Senza ricordare il caso del famigerato Maramaldo, va detto che per diventare famosi o, per meglio dire, popolari non c’è bisogno di grandi imprese o di atti eroici. La realtà ci dimostra come si può diventare titolari di notorietà (positiva o negativa) ed entrare nella storia anche attraverso gesti di discutibile eticità o di eclatante stoltezza, caricando il proprio cognome di significato a perenne memoria. Quasi come una lapide.

È il caso di un parlamentare della Repubblica Italiana, il senatore siciliano Domenico Scilipoti, che, secondo le cronache di qualche anno fa, pare abbia venduto la propria dignità politica all’ex cavaliere di Arcore e alla sua nota munificenza per consentire manovre di bassa lega ai danni degli avversari politici.

È inutile dilungarsi sull’episodio, tanto è noto a tutti.

Ne parliamo perché sabato 7 febbraio dell’anno in corso, il de cuius è stato ospite della nostra cittadina per un convegno in materia di economia. Non vorrei che fosse venuto ad insegnare a qualche esponente della politica o dell’intelligencija locale attraverso quali canali sia più facile fare denaro in questi tempi di crisi economica e, oltretutto, di valori.

Il tarlo del dubbio si innesta su una considerazione: viene a San Marco per dare lezioni di scilipotismo o per prenderne?

Perché la storia delle nostre legislature comunali è costellata di certi comportamenti scilipotici. Mi ricordava un mio carissimo amico che già in quella del periodo 1995-1999, ci fu un “caso Lanzino” (stigmatizzato da un volantino dell’epoca che richiamava la discesa dei nuovi Lanzichenecchi), che fu caratterizzato da una “trattativa” notturna conclusasi con la “persuasione” di uno dei consiglieri comunali che, fino a qualche ora prima, era nel novero dei nove consiglieri, i quali avrebbero presentato, nella seduta consiliare del giorno dopo, una mozione di sfiducia al sindaco. La mozione, naturalmente, non poté essere presentata perché venne meno il numero minimo dei consiglieri proponenti. Il sindaco continuò la sua carriera politica scaltramente “fortunata” e ancora oggi gode delle sue fortune. Allora Scilipoti non c’era e quello che oggi viene definito scilipotismo si chiamava in un altro modo.

Anche la più recente amministrazione Termine non fu esente da scilipotismi che, nonostante tutto, non poterono impedire che il povero Albertone facesse la fine che ha fatto.

Che gli episodi menzionati fossero strettamente connessi tra loro da un solido (e solito) fil rouge è notorio. Va detto, tuttavia, senza per questo risultare uccello del malaugurio, che, a furia di tirare, anche il filo rosso più resistente si può spezzare, come insegnano le vicende dell’ex cavaliere di Arcore, le cui caratteristiche oggettive hanno, però, uno spessore ed una dimensione diversi rispetto a certi imitatori nostrani.

Ancora ieri, i quotidiani nazionali parlavano di fenomeni di scilipotismo, ma questi sono fatti lontani dal nostro territorio.

Quello che più intristisce, però, è la constatazione che gli scilipoti non nascono oggi e non finiranno dopodomani. Questi sono una specie non in estinzione e, quando meno te lo aspetti, te ne trovi uno tra i piedi con il ginocchio teso e pronto allo sgambetto istintivo e disinvolto, del tutto naturale come il respiro o la masticazione (che di solito preferisce), gratificante come una mano tesa a chi ha bisogno.

Ci chiediamo: fra i tanti ospiti di cui non gloriarsi in assoluto, avevamo proprio bisogno di accogliere Domenico Scilipoti nella nostra città, tributandogli scrosci di applausi nel teatrino “Urbano II”? Non c’era tantissima gente, per la verità. Segno evidente che un pizzico di pudore ancora alberga da qualche parte.

Da parte nostra, se volessimo commentare la gioia degli amministratori comunali, che, sotto il simbolo ufficiale del comune, si dichiarano “lieti” di invitare i cittadini alle performance letterarie di questo discusso senatore della Repubblica, avremmo qualche difficoltà. Lo faccia chi crede, con la buona pace di chi sopravvive per scilipotismo.

Luigi Parrillo