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13
aprile 2014 |
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Scusi,
permette questo ballo? Meno di due settimane fa, si davano Lanzillotta per certo e Artusi
gongolante. Oggi, entrambi lasciano la pista da ballo, mentre la musica
assordante dei “diffusori” a tutto volume ubriaca gli osservatori intenti a
seguire il tango appassionato della Mariotti, partner eccezionale di un
ballerino di professione come Giulio Serra, e le piroette vorticose di
Pinotto Mollo. Chi surrogherà i due concorrenti in gara fino a ieri? La
stampa, come al solito, si diverte a fare nomi,
ripescandoli nel panorama politico di una cartolina illustrata di qualche
anno fa. A San Marco, città di vecchi mulini ad acqua, tutti sanno che
l’acqua passata non macina più. E in tempi nei quali il nuovo fa presa nei
confronti dell’opinione pubblica, rimettere in pista ballerini già spossati
da antiche discutibili danze o concorrenti noti per inciampare malamente già
all’ingresso della pista da ballo, non funziona né sul piano dello
spettacolo, né su quello della danza in sé. È il caso che si dia uno sguardo in giro. A bordo pista, non
v’è dubbio che vi siano soggetti interessanti, nuovi in assoluto, giovani
dalle caratteristiche culturali appropriate, che non disdegnerebbero di
mettere le loro qualità e il loro entusiasmo al servizio della propria città. Chi vi dice che non sia più agevole scendere in pista e
danzare senza il peso degli anni e delle incrostazioni che lunghi periodi di
commistioni politiche di ogni genere lasciano inevitabilmente addosso a chi,
considerandosi semiprofessionisti della politica e dell’inciucio, si
intrufolano in ogni spazio disponibile per trarne vantaggi personali leciti
e, se capita, anche illeciti? Certo, i personaggi di peso ingombrano, fanno ombra,
specialmente con il sole al tramonto quando le ombre, per forza di cose, si
allungano. Ma, in pieno giorno, con il sole di mezzogiorno, ogni proiezione
d’ombra è perfettamente proporzionale allo spessore del personaggio; senza
contare che, in piena luce, tutti i difetti risultano visibili e
difficilmente si possono nascondere. Accendiamo, quindi, i riflettori centrali; spegniamo le luci
psichedeliche che sono fatte per ingannare la vista; osserviamo in chiaro i
ballerini impegnati per vedere meglio quelli che cambiano partner ad ogni
cambio di musica. Noteremmo che alcuni sono stanchi per essere in ballo da
più decenni ed hanno bisogno di sostenersi usando il “bastone della vecchiaia” (i figli), altri sono impiastricciati di
cerone per nascondere l’età politica avanzata, altri ancora – in sonno da un
po’ di tempo – attendono la musica giusta per provare a ridiscendere in
pista. Rimangono a bordo pista, serenamente avvolti nella loro
dignità di astanti emotivamente partecipanti, persone di garbo che,
opportunamente coinvolte con intelligenza e buon gusto, potrebbero essere
indotte a partecipare alla danza del rinnovamento e della ripresa
socio-economica della città. Allora, rivolgiamo lo sguardo verso il nuovo, utilizzando
altresì l’esperienza di quanti si sono spesi fino a questo momento a favore
di un buon governo della città, e mettendo da parte le animosità e le ragioni
– spesso discutibili – che sono sfociate negli inciuci. Così, facciamo tacere la musica assordante messa su da chi ama
il chiasso e la confusione, lasciamo che si diffonda una nuova melodia dal
ritmo rasserenante, accostiamoci con speranza a qualcuno/a che, a pieno
titolo, possa rappresentare il futuro della città e, convinti del gesto
innovativo e coraggioso, invitiamolo/a a scendere in pista chiedendo: «Scusi,
permette questo ballo?» Luigi
Parrillo |
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