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“Pane sporco” Ci mancava la parola giusta. Ed ecco che, ancora una volta,
Papa Francesco ci viene in aiuto con una locuzione dalla efficacia sorprendentemente
infinita come la sua semplicità: ”pane
sporco”. (video) Già
nei primissimi mesi di quest’anno, veniva citato dai più importanti
quotidiani nazionali un suo interessantissimo libro dal titolo “Noi come
cittadini, noi come popolo”, nel quale bacchettava alcune categorie di
politici, incapaci di garantire un buon governo alle comunità. «Hanno perso la testa» diceva
testualmente l’allora Cardinale Bergoglio,
picchiando duro contro il «primato
dell’individuale e del particolare al di sopra di tutto e di tutti» e «l’individualismo arrivista e meschino», che portano al fallimento
degli obiettivi della democrazia. Oggi, Bergoglio ha superato se stesso con la sua chiarezza e
con il suo affrontare direttamente, e senza alcuna diplomazia, il cancro
della tangente nella pubblica amministrazione e non solo. Molti
genitori – dice in altri termini Papa Francesco – che hanno preso la
scorciatoia illecita e immorale dell’arrivismo economico individualista e
senza scrupoli, portano sulla tavola dei propri figli “pane sporco” che viene ulteriormente insozzato dallo sprezzo
della morale che informa il loro comportamento come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo. Il
Papa utilizza, nella sua omelia, il personaggio evangelico
dell’amministratore disonesto: «Dava da mangiare ai suoi figli pane sporco! E i suoi
figli, forse educati in collegi costosi, forse cresciuti in ambienti colti,
avevano ricevuto dal loro papà come pasto sporcizia, perché il loro papà,
portando pane sporco a casa, aveva perso la dignità!». Dunque
– continua il Papa – l’abitudine alla tangente diventa una dipendenza. Ci dà l’idea di una droga che si
impossessa delle tue facoltà e ti fa disprezzare il lavoro onesto ritenendolo
una cosa da sciocchi, da idioti. A
chi dovesse sostenere che, in fondo, oggi è una cosa normale perché “lo fanno
tutti”, Papa Francesco oppone il suo sdegno affermando: «Tutti no! Alcuni amministratori, amministratori di aziende,
amministratori pubblici; alcuni amministratori del Governo...»
Egli non condivide, anzi stigmatizza con forza, l’atteggiamento comune di
regalare una rassegnata giustificazione a questo malcostume generalizzato.
Papa Bergoglio pone più volte l’accento sulla
dignità dell’uomo, che viene calpestata ed annientata da queste pratiche
immorali, le quali sottraggono al cittadino risorse che gli appartengono per
diritto di legge umana e divina. Un
messaggio forte, non c’è che dire. Cadrà nel vuoto? Riuscirà
questo messaggio a dare al cittadino la forza di reagire, di opporsi con gli
strumenti che gli fornisce la democrazia, a tutti i fenomeni di malaffare che
egli vede, conosce, ma si ostina ad ignorare? E accanto al tangentismo, non è
fuori luogo accostare la prepotenza, la sopraffazione, il disprezzo del
proprio simile, la superbia gratuita ed immotivata, la cattiveria fine a se
stessa. Tuttavia,
non è meno colpevole il sopraffatto, la vittima consapevole e volontaria, che
non fa ricorso alla propria dignità per scatenare, una volta per tutte, un
guizzo istintivo di riscatto che restituisca a se stesso la qualità di uomo
nel senso più alto della parola. Chi
si definisce cristiano, cattolico, devoto, può continuare a farlo non tenendo
nel debito conto il messaggio della più alta espressione del cattolicesimo? Luigi Parrillo |
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