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19 luglio 2024

Il falso rinnovamento e il ritorno dei Gattopardi

In un suo bellissimo libro, Le Parrocchie di Ragalpetra, una sorta di autobiografia intellettuale con cui fece la sua irruzione nel panorama letterario della seconda metà del novecento, Leonardo Sciascia osserva che la lotta politica nei paesi meridionali si riduce ad uno scontro aspro tra le diverse ed influenti famiglie. D'altronde non bisogna dimenticare, e in questo caso il riferimento è al carattere nazionale, che in Italia, fin dal medioevo, come ricorda nei suoi libri Alberto Arbasino, si è avuta la divisione tra guelfi e ghibellini, bianchi e neri. Nel Romeo e Giulietta, storia ambientata a Verona, Shakespeare descrive il conflitto tra i Montecchi e i Capuleti, le famiglie in lotta da sempre da cui provengono i giovani innamorati. Queste riflessioni intorno ai grandi libri mi sono state suggerite dopo avere ragionato, a mente fredda, sull'esito della recente consultazione amministrativa del mio comune, San Marco Argentano.

Ora non esiste inganno peggiore di quello che viene commesso durante le campagne elettorali, dove le parole, adoperate in modo inappropriato ed inesatto, sono piegate e usate in vista della propaganda. I vincitori delle recenti consultazioni elettorali ed amministrative con enfasi, in campagna elettorale ed in seguito, dopo avere ottenuto la vittoria, hanno con toni magniloquenti, eccessivi ed esagerati inalberato il vessillo del rinnovamento. In realtà, questi signori, a cui è stato democraticamente affidato il compito di governare la nostra comunità, sono stati parte integrante per molti anni, decenni addirittura, del sistema di governo creato, dopo la fine della Repubblica dei Partiti, dall'onorevole Giulio Serra, che con ironia in passato ho designato con l'espressione di statista mancato di Fracicco.

Nel nostro comune, un piccolo microcosmo della difficile realtà meridionale, si riflettono i problemi eterni ed irrisolti del meridione d'Italia: clientelismo, il favore in cambio del voto, la tendenza ad assecondare le forme peggiori di assistenzialismo, la incapacità a promuovere il bene comune attraverso l'uso accorto dei fondi Europei. Il famoso familismo amorale, generato dal malcostume mafioso. Quando il centro storico sprofondava nel degrado e nell'abbandono, quando l'ospedale veniva chiuso, quando si trascurava la viabilità e la sicurezza stradale, gli attuali amministratori condividevano le responsabilità di governo con L'onorevole Giulio Serra. Pertanto, parlare di rinnovamento nella continuità significa mistificare ed occultare la verità storica. Certo, le vicende processuali per i rimborsi elettorali, nel periodo in cui era deputato regionale, rispetto alle quali vi è un percorso giudiziario non ancora concluso, hanno offuscato e danneggiato la immagine pubblica dell'Onorevole Serra, fino a produrre la rottura del rapporto sentimentale tra la sua figura pubblica e l'elettorato. In realtà ad ascoltare certi commenti entusiasti dei sostenitori di coloro che hanno vinto le recenti elezioni amministrative, sembra che di colpo siano scomparsi i difetti storici del sistema politico meridionale, di cui fa parte il nostro comune. Queste sono fanfaluche propagandistiche per le anime ingenue che non conoscono la complessità della questione meridionale. I gattopardi, che hanno sempre fatto politica, dopo avere tradito l'onorevole Serra, che di fatto li lanciò in politica, hanno conservato la poltrona!

Ma quale rinnovamento! A sentirli parlare, e questa campagna elettorale è stata contrassegnata da schermaglie polemiche velenose ed in alcuni casi dai toni grevi e volgari, si ha la netta sensazione che non seguano il dibattito politico nazionale ed europeo. Questi signori, che sono risultati vincenti perché la campagna elettorale è stata trasformata in un referendum intorno alla figura dell'Onorevole Giulio Serra, demonizzato e denigrato con grande cattiveria, si sono resi conto che oltre la metà degli elettori ha disertato le urne? Questo dato, che ha trovato conferma a livello nazionale, e su cui Walter Veltroni ha scritto uno splendido articolo sul Corriere della Sera, dimostra, in modo innegabile, quanto sia grande la sfiducia verso la classe politica nel nostro comune. Vi sono i giovani, che hanno fatto buoni studi e leggono i buoni libri, necessari perché accendono il pensiero e l'immaginazione, come notava lo scrittore, da me compianto, Eugenio Scalfari, che devono emergere e con ambizione mirare a rappresentare nelle istituzioni regionali e nazionali il nostro comune e l'intera valle dell'Esaro.

Gli attuali amministratori, che hanno il diritto ed il dovere di governare la nostra città, rimarranno relegati entro i confini angusti del nostro comune. Una previsione ed una profezia destinate a verificarsi. La riforma della politica, la promozione del bene comune, la difesa dei diritti civili e sociali dei cittadini della nostra comunità, richiedono una nuova generazione di politici. Ricordo a chi dovesse irritarsi per le critiche che ho espresso in questo mio articolo, che la libertà di pensiero e di opinione, come osserva il capo dello stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, costituisce un caposaldo della civiltà liberaldemocratica. Più che un rinnovamento, l'esito del voto amministrativo sancisce una restaurazione. Nulla cambierà. Si tratta di ritornare a fare politica in modo intelligente contrastando i vecchi metodi con cui si ricerca il consenso, che umiliano e mortificano la società civile e la nostra comunità.

Giuseppe Talarico