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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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16
novembre 2015 Memorial RL90 Quando vibrano le corde della memoria, l’animo freme
d’armonia, quella espressa dalla virtuale ricomposizione di un periodo
estremamente significativo della nostra vita e di quella delle persone che
l’hanno riempita di senso e di valore. Parliamo di un fenomeno apparentemente secondario, al quale
attribuivamo un significato prevalentemente ludico, ma che il trascorrere del
tempo ha rivalutato nella forma e nella sostanza riconoscendo valore
incommensurabile a quel collante fatto di passione e di passioni comuni,
tipiche di un’età e di un periodo storicamente cristallizzato in una manciata
d’anni: un decennio circa. Ne disegna alcuni tratti Antonio Piraino, sulla scorta di un
nostro input non intenzionale, in un suo appassionato trafiletto comparso sul
periodico “Oggi Italia”, che esce in lingua italiana nello stato americano
della Florida, regalando brani della patria lontana a molti italiani
d’America. È commovente il suo tono favolistico nonché la sua affettuosa
regressione storica tesi a rimaneggiare l’artigianalità pioneristica che, con
un pizzico di ardimento ambizioso e di sano «orgoglio» - come egli stesso dice - definisce «il Facebook dell’epoca». Ora, se è vero che nulla nasce dal nulla, chi può dire se
effettivamente i social non siano
proprio l’evoluzione elettronica della miriade di radio libere che facevano
da tramite per la comunicazione capillare, ancorché leggera, tra animi in
pena, amicizie in trasformazione, goliardie in esplosione, sogni che
tendevano a diventare realtà, e navigavano verso un punto di incontro sulle
note di una canzone, tra le parole di un messaggio in codice, su una battuta
dal senso improbabile e l’innocente sussiego di un “conduttore” implume. Così RL90 fu galeotta per matrimoni, relazioni, illusioni,
approcci sentimentali e quant’altro. Rappresentò un punto di riferimento, un sit in etereo, un faro elettromagnetico
che riusciva a catalizzare, particolarmente in ore tardo-serali e non solo,
diversità socioculturali ed età molto diverse. Oggi la sua immagine bisogna indovinarla nel ricordo di chi ha
vissuto quella esperienza e nelle note nostalgiche dell’età che ci
arricchisce per lievito di tempo, ma non ci impoverisce di passioni. I
giovani manovrano altri strumenti più celeri ed efficaci; essi hanno fretta
ed è sulla loro impazienza che bisogna scommettere per veder maturare un
futuro che sarà tanto migliore quanto sarà stata oggettivamente valida la
qualità degli esempi da noi forniti. Auguriamoci, semmai, che nessuno abbia a pentirsi delle tracce
lasciate sul terreno dell’oggi perché saranno quelle che i giovani, per
naturale spirito di emulazione, tenderanno a seguire per costruire il proprio
domani. Luigi Parrillo |
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