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La città politica (e non solo) alla luce del pensiero divergente |
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10
ottobre 2015 |
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Era vent’anni fa… Era il 15 ottobre
1995. Avevamo lo stesso sindaco (nel senso che era sempre la stessa persona
che dirigeva, ordinava, disponeva) e il giornaletto “LA SPIGA”
lamentava un problema (un fastidio, più che altro) di non grave entità, ma di
notevole rottura di “scatole”, che ancora oggi si ripete con regolare
cadenza, quasi fosse un biglietto da visita, un distintivo appuntato sul bavero
delle stesse persone per far sì che nessuno, quand’anche volesse, possa
dimenticare di soggiacere a certe logiche di ordine cittadino che ritornano
come l’influenza, le stagioni, le tasse, il mal di testa e così via. Oggi bisognerebbe riscrivere lo stesso articolo, ma non mi va
di ripetere pedissequamente concetti scontati che solo in questa nostra
sfortunata città non riescono a far presa, tanto vengono considerati ostici,
difficili da comprendere, duri a penetrare nelle menti; o forse risultano irrilevanti,
non utili ai cittadini, non “convenienti” sotto alcuni aspetti; in uno,
distanti dalla considerazione di chi ritiene che il centro urbano sia solo
una entità da sopprimere, da sacrificare al frazionismo esasperato sul quale
si lucra elettoralmente, purtroppo anche da parte di soggetti con un livello
di istruzione (e, si spera, anche di cultura) che, sulla carta – come si usa
dire – dovrebbero aborrire un atteggiamento di questo tipo. Ma, senza tirarla per le lunghe, ecco il “pezzo” dell’ottobre
del 1995: |
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ORE
8,00: TRAFFICO E SPAZZATURA di Luigi Parrillo È l’ora in cui la città
si congestiona. C’è un carosello incredibile di persone e di mezzi: si deve
cercare affannosamente un parcheggio, si devono lasciare i figli a scuola, si
deve correre al lavoro; […] per molti c’è appena il tempo per un caffè,
l’acquisto di qualche giornale, un saluto cordiale agli amici di ogni
mattina, un salto in automobile per l’abituale, quotidiana partenza. È lo stereotipo di una
società operosa, in linea con i tempi attuali, caratterizzata dalla fretta e
dalle nevrosi: gente che si incavola
per un
pedone che attraversa lentamente, maledice l’automobilista che gli procede
davanti con lentezza perché gli fa perdere minuti preziosi, guarda
nervosamente l’orologio e santifica
la
giornata ricordando poco devotamente il suo santo protettore. Davanti alle scuole, poi,
la festa
è
completa: si frena, si scende, ci si saluta, si sbatte la portiera
dell’automobile, si attraversa distrattamente la strada, si va via; tutto di
corsa, tutto di fretta. Sembra che tutto si debba fare in quel momento, in quella mezz’ora, o
poco più, intorno alle otto di mattina. In effetti, è proprio così: questo è
il lasso di tempo in cui ciascuno deve mettere a posto i tasselli giusti per
l’organizzazione della propria giornata; tutto il resto dipenderà dalla
saggezza e dalla celerità con cui si utilizza a pieno questa manciata di
minuti della mattinata. Perciò
l’affanno, la fretta, il nervosismo e tutto il resto. Bene, in questo bailamme, c’è una sola cosa che
sembra non appartenere al dinamismo delle attività della nostra cittadina:
l’automezzo della spazzatura! In ogni città italiana,
il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani avviene in ore che non intralciano
la vita normale dei cittadini; quanto meno, non avviene intorno alle otto di
mattina, quando le strade si riempiono di vita frenetica e la gente non può e
non deve essere costretta a sopportare, oltre ai rallentamenti nei tratti di
strada meno opportuni (per lo più in prossimità di curve piuttosto rischiose
per pedoni ed automobilisti), anche il persistente
odore nauseabondo di cui il pescecane
è
impregnato e, per forza di cose, si lascia dietro. Non è giusto, tra l’altro,
che il povero autista debba, più o meno consapevolmente, raccogliere le
invettive di coloro ai quali, incolpevolmente, risulta di intralcio. Ci
si chiede: Ma perché proprio in quell’ora? È così difficile rendersi conto di
quanto sia inopportuno? Quali sono le ragioni ostative perché questo servizio
di primaria utilità sociale non si possa svolgere poco prima o poco dopo? Per favore,
la gente ha tante altre cose per le quali incazzarsi; aiutiamola a vivere meglio! |
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Non credo ci sia da aggiungere altro. Questo scritto vecchio
di vent’anni dovrebbe fare scaturire qualche riflessione sullo scorrere del
tempo e sulla sua capacità di far registrare moti di evoluzione e non di
involuzione o di stasi in una struttura sociale che vanta un passato
autorevole come il nostro. Né la nostra storia può essere adoperata solo per
sfilate in costume ed elogi fuori misura ai pur encomiabili organizzatori. La storia non ci può gratificare in sé e per sé, ovvero
inorgoglirci solo nel ricordarla. Le memorie storiche devono essere onorate
nella volontà di non scadere rispetto alle autorevolezze rivisitate. La
storia di una comunità ci chiede di esserne degni, non di penderla in giro. A chi ci dovesse chiedere cosa c’entra la spazzatura con
questo discorso, ricorderemo che certamente è stato fatto un salto di qualità
rispetto ai tempi in cui si smaltivano i rifiuti buttandoli dalla finestra.
Ma, credetemi, non basta! Luigi Parrillo |
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