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2
febbraio 2014 |
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Confessioni,
4ª puntata |
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Discorsi nella nebbia. |
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Mai metafora fu più calzante. Dalla nebbia metaforica alla nebbia
reale, quella che sta avvolgendo la nostra città da qualche giorno, dandole
una fisionomia da altra regione. Ma la nebbia che più ci disorienta è quella che impacchetta i
discorsi postumi del nostro ex primo
cittadino, che ormai ha da dire su tutto e su tutti. Non basterebbe a
fermarlo nemmeno un miracolo di San Francesco. In questo quarto stralcio di intervista
[che fa solo la gioia della testata che la ospita] Termine delinea ritratti
verosimilmente negativi di tutti i suoi ex compagni di cordata e non ne
risparmia nessuno. L’obiettivo è sempre quello di metterli l’uno contro
l’altro, immaginandoli probabili concorrenti elettorali del “suo” cavallo
vincente. Entra
a gamba tesa nel circolo del Partito Democratico, immaginando dualismi ancora
improbabili, con qualche finalità che non ci è ancora perfettamente chiara,
ma che i tempi non tarderanno a svelare in tutta la sua anomalia. Rispolvera episodi interni di cui andrebbe verificata tutta l’autenticità;
si lascia andare a passaggi azzardati e gratuiti sulla personalità dei
soggetti in causa, ai quali attribuisce risentimenti e delusioni per fenomeni
come il “tradimento” di Scopelliti sulla sorte
dell’ospedale. Come se il tradimento fosse solo di Scopelliti
e non anche dei rappresentanti politici del territorio, che ha espresso ben
due consiglieri regionali di centrodestra nello spazio geografico di una
ventina di chilometri. La loro autorevolezza e il loro peso politico si
possono misurare ora dai risultati ottenuti a favore delle comunità
rappresentate. Ci sono accuse di tradimenti per tutti in questa quarta tranche
di intervista, tranne che per Federico Bruno, il quale, in ossequio a quella
fedeltà di cui Termine va orgoglioso, ha tradito quasi subito il partito nel
quale era stato eletto, per passare nella schiera dei “governativi” e per inciuciare, poi, con il suo vecchio amico-nemico da cui
era stato “fatto fuori” tempo addietro. Se non è nebbia questa, ditemi che cosa lo è! Ma, considerate le premesse, di cose nebbiose faremo esperienza
da qui alla conclusione della campagna elettorale, che si preannuncia non
facile, né rilassata e serena. Solo quando i cittadini avranno diradato le
nebbie con il loro voto (speriamo non coatto e non di scambio), riusciremo a
vedere se la “verità” del popolo farà giustizia dei torti finora subiti e
aprirà un nuovo panorama di sviluppo, lasciando alle spalle vecchie
esperienze che dovrebbero servire da monito e da lezione. Luigi
Parrillo |
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