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febbraio 2014 Siamo tutti candidati Non passa giorno senza che qualche formazione politica non metta
il naso fuori dalla bambagia, nella quale sta trascorrendo il letargo
invernale e, con una baldanza nella quale nessuno crede, si lascia andare
alla facile “grillata” della presenza sulla rete per cogliere eventuali
adesioni da offrire non si sa a chi e per quale scopo. Dopo la trovata parasportiva di
“Forza Italia” che, nonostante tutto, ha riscosso consensi nel Paese, l’ala
destra del palazzo della politica si è arricchita di un’altra trovata
pseudopatriottica: “Fratelli d’Italia”, una formazione che infoltisce il
sottobosco del nazionalpopolare, che poco ha di italianità, ma molto di
italianismo deteriore. È l’amo ben mimetizzato sotto un’esca
nostalgico-furbesca per incanalare le tare ereditarie di una generazione
storicamente male informata, la quale si prende gioco della democrazia,
utilizzandola, però, per tentare di sopravvivere nella confusione politica di
oggigiorno. Immaginereste voi che la destra francese, per analogia, possa
dar vita ad un partito che si chiamasse Allons
enfants de la Patrie o che una formazione ultraconservatrice inglese si
denominasse God save the Queen? Solo noi ci beiamo di questi fenomeni italioti che,
proliferando in periferia, frantumano il corpo elettorale alimentando
confusione, instabilità, piccoli fanatismi intemperanti, noti appetiti
storici, utili alle furbate elettorali di candidati senza scrupoli e con
scarsa caratura ideologica. Di questo passo, ogni
contrada, ogni quartiere o, se volete, ogni condominio si costituisce come partito
politico, si denomina “Inquilini Democratici”, compila una lista dopo avere
indetto magari le primarie di quartiere, e si espone al giudizio dei
cittadini. Immagino già la battaglia all’arma bianca per la scelta del
capolista. Si richiederà, a questo punto, l’intervento esterno del solito
capobastone e torneremo punto e da capo. Ma allora, come si fa per uscire da questo pantano? Domanda
retorica, ma necessaria! Recuperare la fede in qualche cosa, potrebbe essere la
risposta scontata. Avere un fondamento culturale meno debole, un substrato di
pensiero che non scaturisca dalla cieca e acritica adesione ad un
personaggio, per quanto carismatico voglia essere. Ci deve essere una base
oggettivamente di valore. Bisogna avere un proprio modo di intendere il bene
comune. È necessario concepire come dev’essere la figura di un capo
carismatico che conduca la comunità verso uno sviluppo positivo, non verso la
rovina generale. Ognuno, in cuor suo, deve immaginare l’anima della città.
Ognuno in cuor suo lo sa, ne sono certo. Deve solo decidersi ad affermarla. Il concetto del muoia
Sansone con tutti i filistei non funziona. Bisogna reagire alle
disillusioni. Cadere in depressione dicendo “Tanto non ci salverà più nessuno” è la cosa peggiore che si possa
fare. Nella vita (la storia ce lo insegna) c’è sempre qualcuno in grado di
risollevare le sorti di una comunità disastrata dalla incapacità gestionale
di una classe dirigente scelta male. E questo qualcuno non è sempre sotto i
riflettori o su un piedistallo. Bisogna guardarsi intorno con il fermo
desiderio di scoprire in quale direzione andare per individuare e valorizzare
l’uomo giusto. In questo, siamo tutti candidati. Candidati dalle leggi dello
Stato democratico a scegliere con
serenità, con libertà di giudizio, con il pensiero autonomo finalmente
liberato da ogni condizionamento esterno. E questi non mancano, purtroppo. Le scelte di governo
dei prossimi amministratori saranno il risultato delle nostre scelte
elettorali. Se il nostro sarà un voto libero, le loro scelte di governo
saranno altrettanto libere. Se il nostro sarà un voto ricattato, o venduto, o
scambiato con qualcos’altro, o imposto per sudditanza, o espresso per noia, o
dato per convenienza, o buttato lì per abitudine, o delegato al galoppino di
turno, o regalato senza pensare alla sua importanza, o affidato
distrattamente alla matita “tanto sono
tutti gli stessi”, avremo reso un pessimo servizio a noi stessi e,
pertanto, alla comunità. Vorrei vedere chi di voi sarebbe orgoglioso di essere uguale
a…[metteteci voi un nome e un cognome]…! La vita di ciascuno di noi è il risultato di una scelta.
L’avvenire dei nostri figli sarà il risultato di una scelta. Il futuro della
nostra città sarà il risultato di una scelta. Le scelte toccano a noi.
E siamo tutti candidati a scegliere. Luigi
Parrillo |
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