14
agosto 2014
Prova
d’orchestra
Il
direttore d’orchestra, nel doppio ruolo di direttore e musicante, ha rotto la
bacchetta. I semplici musicanti soffiano a vuoto negli strumenti. Alcuni
soffiano soltanto, per non possedere gli strumenti.
Il quadro è desolante: l’ascolto lascia intuire un brulicare,
appena post-infantile, da prime classi di scuola media. Il battibecco,
elementare, è in tono con le repliche scomposte del capoclasse
autoreferenziale, il quale tenta implicite imbeccate che precipitano
puntualmente nel vuoto. Non poteva essere altrimenti, visto il vuoto.
Se volessimo descrivere la cosa con una immagine, questa non
potrebbe essere altra se non un giocattolo complicato nelle mani di bambini
inadatti a maneggiarlo. Lo si deduce dai tentativi ripetutamente maldestri di
farlo funzionare e dai ripetuti passaggi nelle mani del suo stesso
progettista, messo all’angolo da controllori piuttosto attenti e severi.
Gli anziani riposano sulla loro anzianità, paghi di poterla
ancora far durare, comunque duri. I bambini distraggono l’attenzione dalle
loro vere finalità e perciò li fanno giocare liberamente. In fondo, il gioco
sprigiona la fantasia e l’immaginazione, per cui, animisticamente, ognuno fa
ricorso alla propria creatività immaginando di essere quello che sogna.
Teatralmente, un successo. Per altri versi, un flop.
Fuor di metafora, in ogni caso, l’ascolto non filtrato ci ha
offerto la percezione di una seduta consiliare che lascia intuire quale potrà
essere il prosieguo amministrativo della maggioranza di governo, placcata
dall’opposizione ad ogni passo incauto.
Le furbate, messe in campo dal solito furbacchione di tre
cotte, probabilmente continueranno a passare come sempre; ma dovranno fare
una bella e nervosa gimcana tra le barriere che i consiglieri di minoranza,
chi più chi meno, hanno incominciato a disseminare sul loro percorso.
E solo la gente distratta, o quella artatamente e
gratuitamente fornita di paraocchi, non si rende conto di ciò. Applaude alle
slinguate agostane di banditori in penombra, indotti dal caso o dalla
necessità a ricordarci, con affetto sperticato, i nomi di amministratori
dell’ultima ora, cui attribuire i pochi meriti di qualche manifestazione
opportunamente parassitata e ai quali, però, attribuire nell’implicito le
numerose defalliance di serate
rovinate dall’inesperienza o dalla superficialità.
Ma, che volete? Chi per
questi mari va, di questi pesci piglia.
Noi, sommessamente, consiglieremmo
a consiglieri mal consigliati di non prendere più consiglio da consigliori che da trent’anni danno cattivi consigli.
Luigi
Parrillo
|