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aprile 2014 Ed
ora, a voi! Ed ora, a voi! Prendete una mappa del territorio di San Marco Argentano e utilizzatela
come se fosse un campo di calcio. Disponete su di essa, a mo’ di formazione,
i nomi contenuti nelle liste elettorali, assegnando a ciascuno un ruolo di
azione. Poi, immaginate che si debbano muovere come una squadra affiatata per
rimuovere tutte le incongruenze (per non dire i guasti) che, fino a questo
momento, hanno caratterizzato le negatività nelle quali la città è stata
immersa, fino all’annegamento, dagli amministratori di questi ultimi anni. E
con un pizzico di fantasia, come se foste voi gli allenatori-strateghi,
immaginate ciascun candidato in azione come se avesse già raggiunto
l’obiettivo per il quale si è messo in lista e, facendo ricorso a tutto il
vostro senso logico, deducete, in termini percentuali, quali saranno i
risultati possibili, grazie al contributo ed alle capacità individuali di chi
di essi. Attraverso questo gioco di ruolo, con cui potrete sfidare
amici o avversari, si potrà recuperare, ove si fosse smarrito, tutto il senso
critico necessario per effettuare quelle valutazioni oggettive, utili alla
scelta non predeterminata (che vorrebbe dire non imposta) della squadra
capace di risollevare le sorti di questa nostra sciagurata città. Sulla scorta della famosa “partita a scacchi”, che si gioca
tradizionalmente ogni anno nella città di Marostica (v. foto), sarebbe
divertente utilizzare una piazza della città nella quale disporre in
formazione, squadra per squadra, tutti i candidati (nessuno escluso), i
quali, a confronto con i cittadini abilitati a porre ordinatamente delle domande
sui problemi della città, fornissero tutti quanti (ripetiamo, nessuno
escluso) le proprie risposte, esponendo le adeguate strategie di approccio,
da non intendere soltanto come l’anagramma di Rappoccio. Altro che facebook, dove gli scritti
e i pensieri espressi non hanno tutti la certificazione di paternità
autentica! Qui, i candidati non sarebbero soltanto delle presenze virtuali,
ma soggetti in carne e ossa chiamati a fornire di sé valori reali in prima
persona. Con questo sistema, il copiato non funziona e la trasparenza sarebbe
massima: chi ha dà. E chi non ha si arrangi! Provate ad immaginare lo spettacolo di una simile
rappresentazione. Immaginate su di un maxischermo le zoomate sui volti dei
singoli candidati chiamati direttamente ad incarnare in anteprima il ruolo di
amministratori pubblici per svolgere il quale vi chiederanno il voto.
Avrebbero veramente gli occhi della città addosso e avvertirebbero realmente
il brivido nella schiena delle responsabilità che si preparano ad affrontare.
Un nome in lista significa questo. E un voto dato a quel nome
significa non altro che questo: caricare di responsabilità amministrativa,
civile, morale, un soggetto che, per dovere sociale, deve avere le capacità
reali di fare onore a tali responsabilità. Un voto non è un favore all’amico
o l’obbedienza ad un padrone. È, semmai, un atto di rispetto nei confronti di
se stessi. Dare un voto consapevolmente sbagliato è prendersi in giro da
soli, farsi del male, non avere stima di sé. In ogni caso, fra un mese avremo di che guardarci tutti allo
specchio. Speriamo senza averne vergogna. Luigi
Parrillo |
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