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maggio 2014 Chi urla ha sempre
torto. Essere scomposti nella comunicazione verbale è quasi sempre sintomo
di paura. Presuppone il timore che stia per venirci meno il terreno da sotto
i pedi. L’urlo modifica il volto in senso peggiorativo. Arrossa la pelle,
strabuzza gli occhi, tende fino al parossismo i muscoli facciali, fa vibrare
a limite le corde vocali, avvelena il sangue di tossine, indebolisce il
cervello, cede – a seconda dei casi –
al terrore o al livore. E il pensiero s Qui sorgono i problemi di comportamento. Può emergere la
violenza, la minaccia, il ricatto o – per l’altro verso – il pietismo,
l’elemosinare piagnucoloso, il trucco della finta debolezza. Praticamente, non c’è più l’uomo. Rimane l’animale biologico
in preda all’istinto di sopravvivenza, per garantirsi la quale non conosce
limiti di sorta. Di fronte a costoro, si è sempre in pericolo. Chi confessa è
colpevole. Di solito, si confessano i colpevoli, i peccatori, che devono
pulirsi la coscienza. Chi è nel giusto non ne ha bisogno. Era il 9 maggio dell’anno scorso quando dicevamo le stesse
cose perché incominciarono le prime confessioni e le prime manovre. Si
stilavano già mentalmente i primi progetti politici: appoggiare Termine per
un po’, poi buttarlo a mare con tutta la sua zavorra e preparare il terreno
per le elezioni del 2014, liberandosi definitivamente di qualche personaggio
che si aveva sullo stomaco da un po’ di tempo. Un piano ben congegnato, non
c’è che dire. Non sappiamo quanti e quali complici contribuirono
all’operazione, ma di sicuro, ce n’erano e oggi se ne avverte il sentore.
Chi si scusa ha gravi
responsabilità. Con un po’ di ritardo, oggi qualcuno pensa che basti
semplicemente scusarsi con i cittadini per non aver saputo gestire il
problema dell’ospedale. Rimane il fatto, però, che le scuse non sono una
terapia che cura tutte le malattie, né servono a rimettere in funzione i
reparti, a far tornare al Né le scuse possono cancellare le parole contenute nel verbale del 18 novembre 2012
relativo all’intervento in Consiglio regionale
del nostro rappresentante locale, che risulta di una chiarezza
incontestabile, a parte il linguaggio sempre approssimativo nella forma e
nello stile. Ma questo è un dettaglio marginale rispetto al contenuto che ha
proditoriamente avallato la scomparsa totale del nostro nosocomio. Il resto è storia di
quest’ultimo mese travagliato da trucchi, sotterfugi, ostacoli messi di
traverso e chi più ne ha più ne metta. Domani sarà il giorno della verità. Quella verità che alcuni hanno
visto da tempo e che altri, come gli struzzi, vogliono nascondere ai propri
occhi, forse per paura, forse per viltà, forse per indifferenza, forse per
leggerezza o per interessi che non comprendiamo fino in fondo, ma certamente
per farsi del male. Luigi
Parrillo |
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