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23 ottobre 2013
Le grandi manovre
saranno grandi
imbrogli?
Scorrendo un po’ di giornali, come d’abitudine ogni
mattina, capita di leggerne di tutti i colori. Nulla, tuttavia, che ci possa
sorprendere, dal momento che tutto quanto si sta verificando (o sembra che si
stia verificando) era stato da noi abbondantemente sospettato. Proprio sulla
scorta di questi legittimi sospetti, invitavamo i cittadini a stare attenti
alle manovre di potere dei soliti “ramarri” che non saranno di alcun
beneficio per la città.
È appena il caso di
ricordare che inciuci come quello che il segretario del PD sammarchese oggi
denuncia dalle pagine della Gazzetta del Sud [leggi l’articolo inserito a
lato], hanno portato la nostra città ad accogliere con un sospiro di sollievo
l’arrivo del commissario prefettizio che, finalmente, ha dato un tocco di
autorevolezza e di regolarità all’amministrazione locale che, sul piano
politico e su quello amministrativo, era riuscita a dare di sé l’immagine più
negativa che si potesse mai immaginare.
E così, come se niente fosse, si pensa di poter replicare
l’ammucchiata “politica” appena fallita, per collocare poltrone o poltroncine
sotto gli opimi lombi di qualche
politico di carriera che, ancora una volta, ricevuti i consensi, non esiterà
a farsi gioco dei cittadini, da sempre considerati utili idioti per la loro
crescita. E noi sappiamo che tutto ciò si traduce in fiumi di denaro pubblico
che mai arriverà alla cittadinanza, ma si fermerà a metà strada tra il luogo
di partenza e la destinazione sbandierata in malafede.
Se dovesse risultare veritiero quello che denuncia Ruggiero
Falbo, sarebbe la fine per la nostra città. Rimetteremmo in circolazione i
soliti nomi, i soliti incapaci, le solite ingenuità più volte tradite;
riconsegneremmo il Comune a quelli che finora lo hanno distrutto e
decreteremmo definitivamente la fine del centro urbano, finora svenduto per
un piatto di lenticchie agli ingozzatori di professione.
Non ci è bastato verificare lo stato pietoso in cui è stato
ridotto il paese? Vogliamo proprio far finta di non aver capito chi stava
dietro ad Alberto Termine ed al suo branco disordinato e arruffone, che tanto
danno, anche d’immagine, ha arrecato alla città? Vogliamo dare ragione a chi
dice che, in fondo, il sanmarchese è rimasto un popolo di obbedienti storici
abituati alla frusta - metaforica, s’intende - dei vecchi baroni, così che
mentre prima se li trovava sul gropppone e non poteva farci niente, adesso se
li elegge? Ci manca solo il ripristino dello jus primae noctis!
Va detto, in conclusione, che, sul piano elettoralistico,
la manovra che si starebbe tentando di mettere in atto non è per niente
peregrina. Pur senza conoscere il latino e la storia antica, il nostro
“impastatore”, nel mettere assieme tutti gli ingredienti finora descritti e
provocando, così, la nascita di molte liste alternative, applica la regola
del divide et impera, ovvero
«dividi e comanda», come dire «dividi e vinci». Bisognerà vedere quanti
presunti leader cadranno nella trappola di mettersi l’uno contro l’altro,
producendo liste di candidati improbabili che avranno come risulato finale
soltanto quello di portare incautamente acqua alla tana del ramarro.
I presupposti non sono dei migliori. Speriamo, tuttavia,
che la saggezza suggerisca ai concorrenti scelte oculate, che inducano i
cittadini a rifiutare il canto delle solite sirene per diventare finalmente i
veri protagonisti della vita della città scegliendo, attraverso una analisi
approfondita fin nei minimi dettagli, uomini di valore che amino questo
paese.
Naturalmente, parliamo di valore umano, sociale, culturale,
politico e di sensibilità verso il proprio simile che, di questi tempi, tutto
merita tranne che di essere preso in giro da chi già lo ha fatto per
tantissimi anni.
Luigi Parrillo
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